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Spaghetti & Blues
presenta
 
1° Caserta Blues Festival

4, 5, 6 Giugno 2004

Auditorium Provinciale - via Ceccano, Caserta

venerdì 4 giugno ore 21.30

CARPE DIEM BLUES BAND (Caserta)
ANGELO FEOLA & BLUES MACHINE (Campania)
CARMINE MIGLIORE BAND (Campania)

sabato 5 giugno ore 21.30

KING BISCUIT TIME DUO (Messina)
CROSSFIRE BLUES BAND (Lecce)
COMPLANARE BLUES BAND (Brindisi)

domenica 6 giugno ore 21.30

GIO’ VESCOVI BLUES BAND (Caserta)
LUIGI TEMPERA & THE EXPERIENCE BLUES BAND (Torino)
BLUE STUFF (Napoli)


Ogni serata sarà aperta da giovani gruppi blues emergenti

Direzione artistica Giò Vescovi. Per info: 3471818410

INGRESSO LIBERO
 

Alle ore 24,00 del 6 giugno 2004 ha chiuso i battenti il 1° CASERTA BLUES FESTIVAL, patrocinato dall’Amministrazione Provinciale e dall’Agenzia Giovani della Provincia. Onore e merito vanno a Gianni Vescovo che è stato capace di organizzare la manifestazione in sole due settimane. Forse ha pagato lo scotto della prima esperienza (mi sembra più che giustificato), essendosi fatto carico di tutto, non solamente della direzione artistica, ma anche degli aspetti organizzativi, inclusi quelli meno nobili come mettere la catena al cancello dell’Auditorium Provinciale alla fine d’ogni serata.
Il festival non sarebbe stato concepibile in assenza di Spaghetti & Blues, rappresentandone una naturale conseguenza insieme alle numerose altre iniziative promosse dal movimento. Ma torniamo a noi, cominciando dalla fine... e non sarà un caso!

Domenica 6 Giugno
Danno il via all’ultima serata gli Onda Sonora giovane band di Pietramelara (CE), segnalata dall’Agenzia Giovani della Provincia. I ragazzi hanno poco a che fare con il blues, suonano brani di Red Hot Chili Peppers e White Stripes, lo fanno con convinzione e lasciano, comunque, una gradevole impressione.
La serata blues vera e propria inizia con l’esibizione della Giò Vescovi Blues Band. Il combo casertano fa gli onori di casa, presentando un repertorio ristretto dei suoi classici, cantati con malcelata emozione da parte del leader, ancora visibilmente incredulo per quello che è stato capace di organizzare. Sugli scudi il nuovo chitarrista della band, Giovanni Bucciero, perfettamente a suo agio nel ruolo di axe man.
Direttamente da Beinasco (TO), segue il cantante e chitarrista Luigi Tempera. Dopo un inizio molto lirico, accompagnato dal solo Giò Vescovi all’armonica, è raggiunto sul palco dall’Explorer Blues Band. Nella circostanza, una formazione meticcia piemontese-campano-pugliese, con Giorgio Fiorini al contrabbasso, Eugenio Mirti alla chitarra, Deo Zittano all’armonica e Michele Santiglia alla batteria. I brani eseguiti da Luigi Tempera sono un melting pot di blues classici ed inediti (cantati anche in italiano) che ha lasciato ipnotizzati i presenti, sia per il piglio obliquo del fraseggio alla chitarra, sia per il timbro vocale che ricorda, a tratti, quello agro e nasale di Lightnin’ Hopkins.
Chiudono le danze i Blue Stuff, band partenopea che ha fatto la storia del blues italiano, capitanata da quel fantastico entertainer che risponde al nome di Mario “Blue Train” Insenga. Puoi assistere cento volte alle loro performance e per cento volte ne uscirai soddisfatto. Anche i brani più abusati assumono sempre un fascino inedito nelle loro esilaranti rielaborazioni. Da segnalare una piacevole novità nella band, il giovanissimo Gennaro “Slim” Porcelli, musicista duttile e dal fraseggio scintillante, soprattutto alla chitarra slide. Il gran finale ha visto Mario Insenga chiamare sul palco Giò Vescovi e tutti gli altri musicisti partecipanti al festival (anche quelli delle serate precedenti) per una versione corale di “Sweet Home Chicago” e “E’ asciuto pazzo ‘o padrone”, degno epilogo per il Festival.

Sabato 5 Giugno
La seconda serata è stata subito messa a ferro e fuoco dalla Crossfire Blues Band, proveniente da Lecce, che suona un blues in “…Fuga da New York”. Il quintetto salentino ha fatto resuscitare alcuni brani forse troppo logori, iniettandoli di sonorità post moderne. Particolarmente in tiro il cantante e armonicista Gianfranco “GyancoBlues” Rizzo, voce scura e catramosa che aggredisce con la giusta determinazione versi non facili da interpretare come “Boom Boom” e “What A Wonderful World”. Molto navigati anche gli altri musicisti, soprattutto Salvatore Russo, che, pur faticando a dominare i suoi tapping e bending, ha mostrato un chitarrismo all’altezza della situazione.
La seconda esibizione della serata è stata, probabilmente, la più emozionante dell’intero Festival. King Biscuit Time è una band proveniente da Messina che ha scritto già diverse pagine della sua storia, fatta di produzioni discografiche e illustri collaborazioni. Si è presentata sul palco con uno scarno duo acustico e, nonostante la formazione ridotta, ha dato vita ad un’esibizione densa e di gran classe. Michele Lotta (armonica) e Nino Fazio (chitarra e voce) hanno staccato il biglietto per un viaggio onirico lungo le acque del Delta. Hanno evocato gli spiriti di Sleepy John Estes, Big Bill Bronzy, Mance Lipscomb ed altri padri del blues, facendone percepire la presenza consolatoria e, al contempo, inquietante. Superlativi!
La chiusura della serata è stata affidata alla Complanare Blues Band. Il combo brindisino ha inondato d’elettricità la sala, cavando dal cilindro una manciata di classici eseguiti con grinta. Cristina Liuzzi al canto e Franco Speciale alla chitarra hanno imposto un piglio fatto di potenza, saturazione ed espressività. La parte del leone è stata, comunque, interpretata da Martino Palmisano. Oltre ad esibirsi con lirismo all’armonica, ha dato fondo alle sue doti d’affabulatore, cantando e raccontando una personale visione del blues, attraverso la vita del suo più importante interprete: Robert Johnson. Durante il gran finale ha coinvolto sul palco altri armonicisti (Michele Lotta, Gianfranco Rizzo, Giò Vescovi e Deo Zittano), che, istigati a dovere, hanno dato vita ad un vero e proprio “harp attack” che si è abbattuto sul pubblico, tramortendolo!

Venerdi 4 Giugno
Il nostro viaggio a ritroso, attraverso questo blues week end, arriva alle ore 21,30 di venerdì 4 giugno, nella concitata ed elettrica atmosfera di debutto per una nuova manifestazione. Aprono il Festival gli Officina Blues, giovane gruppo di Capua che si esibisce in due strumentali di Robben Ford ed un brano inedito. Il combo, pur tecnicamente preparato, poco ha aggiunto alle sue fonti d’ispirazione. Ma sono giovani e cresceranno!
La prima band in cartellone è Angelo Feola Blues Machine, terzetto acustico che mette in scena uno show, comunque, energetico. Angelo Feola si compiace – a ragione - di suonare poco per dare maggiore sfogo alle sue doti di cantante, non particolarmente scuro ma dotato di feeling. Quando, poi, mette le mani sulla chitarra acustica, sfodera un fraseggio secco, fantasioso e vitaminizzato da loops, creati sempre con la chitarra, che arricchiscono di colore il sound generale. Giampaolo Feola, fratello minore del leader, interpreta un batterismo preciso e contenuto mentre Mino Berlano, con estremo relax, riesce ad essere vero protagonista nell’inedita veste di contrabbassista.
Seconda esibizione ancora per un trio, Carmine Migliore Blues Band. Carmine Migliore è un chitarrista pirotecnico e virtuoso, testimonianza vivente dell’enorme eredità che il blues ha lasciato a tutta la musica moderna. Insieme alla sua band ha dato vita ad un live act molto tirato, esternando tutte le sue qualità: presenza scenica non comune, iperboli vocali e fraseggi assassini di chitarra. Interpretando anche brani di sua composizione (in italiano), è partito dal blues più ortodosso, passando - senza soluzione di continuità - al rock’n’roll, al funk ed al prog rock. Ha terminato, quindi, la sua esibizione con un brano hard che ha lasciato tutta la platea impietrita.
L’ultimo spazio della serata è per Carpediem Blues Connection. Qui mi fermo! Spetta, infatti, ad altri commentarne la performance, giacché ne sono il bassista. Mi limiterò a chiudere il resoconto dal Festival, stigmatizzando che una manifestazione del genere debba essere organizzata da un musicista.

Dare spazi al blues prodotto in Italia non è la specialità di chi spende diverse centinaia di migliaia d’euro per organizzare “eventi”, di qualunque tipo. Sembra, invece, paradossale che alcuni musicisti italiani di blues ricevano lusinghiere offerte dall’estero. Sono, infatti, diverse decine i musicisti che si sono esibiti in Europa e negli Stati Uniti. Alcuni di essi vivono e suonano stabilmente all’estero, avendo ottenuto in Italia - secondo il più turpe dei luoghi comuni - solo “riserve di sussistenza”. Forse il bello del blues è proprio questo: vagolare nel sottosuolo e riemergere, ogni tanto, per dimostrare la sua prorompente forza magnetica. Tuttavia non è concesso a nessuno nascondersi dietro un’ipotesi oleografica che rischia di diventare anch’essa un luogo comune. Il 1° Caserta Blues Festival e il movimento Spaghetti & Blues sono qui a testimoniarlo.

Max Pieri  (da casertamusica.com)

 

Primo Caserta Blues Festival

E’ una serata appiccicosa d’inizio giugno, lo stress di mille impegni settimanali mi fa venire voglia di correre via dalla città, ma è ancora troppo presto per pensare ad una vacanza.

Meglio cercarsi qualcosa da fare per distrarsi dallo stress, perché no…un bel festival blues? Da lontano già sento lo sbuffare di una blues-band, cerco di seguire il suono e mi accorgo di essere arrivato finalmente al I Caserta Blues Festival, kermesse promossa dalla Provincia di Caserta su iniziativa dell’associazione Spaghetti Blues, che raccoglie alcune delle più vivaci band del circuito blues italiano. Appena entro nell’Auditorium Provinciale, vengo letteralmente avvolto da un fiume in piena, sul palco si sta esibendo la Crossfire Blues Band di Lecce, una formazione caciarona negli arrangiamenti ma piena di voglia di ben figurare, qualcosa gira bene come alcune cover di John Lee Hooker, tuttavia il loro stile blues post-surreale lascia apprezzare solo le qualità di Gianfranco Rizzo, voce cavernosa e armonica, che con la sua verve riesce a mascherare bene gli assoli non eccellenti del chitarrista. Finito il finimondo blues leccese, è la volta dei King Biscuit Time, band messinese che questa sera si esibisce in una inedita formazione a due, Michele Lotta all’armonica e Nino Fazio alla chitarra acustica e alla voce. Il duo messinese non delude anzi è quanto di meglio visto durante tutto il Festival, infatti si avvicina con grande classe ad un ingombrante repertorio evocando gli spiriti di Mance Lipscombe, Big Billy Bronzy e Jasse Fuller. Apprezzo moltissimo la carica chitarristica di Fazio supportata alla grande da Lotta che ora al kazoo ora all’armonica regala assoli di ottima fattura. Chiude la serata la Complanare Blues Band di Brindisi, che appare a suo agio con un repertorio dall’alto tasso elettrico, sul finale davvero molto divertente è stata la jam session finale con ben quattro armonicisti presenti sul palco (Michele Lotta, Gianfranco Rizzo, Deo Zittano e Giò Vescovi).

Spinto da quanto di buono avevo visto la sera precedente, sono ritornato ad impantanarmi nelle fangose acque del blues casertano, anche in quella successiva. Escludendo la band iniziale, gli Onda Sonora, che con il blues non avevano nulla a che fare eccetto qualche brano dei White Stripes, la serata è stata leggermente inferiore come qualità ma non certo come passione infatti tutte le band che si sono esibite hanno portato in scena ottimi set. Una menzione particolare va a Giò Vescovi, organizzatore vulcanico e simpaticissimo protagonista del Festival, che durante la serata si è esibito con la sua band, dandosi un gran da fare con la sua armonica. L’onore di chiudere questo I Caserta Blues Festival, va ai famosi Blues Stuff, band partenopea che ha per anni rappresentato una delle migliori realtà del blues italiano. Il loro set è bollente e questo grazie al front man Mario Insegna e alla new entry della band Gennaro Porcelli, ottimo chitarrista slide. Anche questa serata si chiude con la più classica delle jam session finali ovvero con una corale Sweet Home Chicago.

Salvatore Esposito
(da il popolo del blues.com)