Strange
Fruit: l'impegno civile di Nina Simone di Lucia Braccioforte
“Gli alberi del sud portano un frutto strano Sangue sulle foglie e sangue sulle radici Un corpo nero che oscilla nella brezza del Sud Frutto strano appeso tra i pioppi Scena pastorale del valoroso sud Occhi fuori dalle orbite, bocca digrignata Profumo di magnolia dolce e fresco E un improvviso odore di carne bruciata! Quel frutto sarà preda dei corvi Raccolto dalla pioggia, soffiato via dal vento Marcito dal sole. Abbandonato da un albero Ecco uno strano e amaro raccolto.” "Strange Fruit" ebbe un impatto senza pari nella storia della musica americana. Senza dubbio una delle canzoni più rivoluzionarie cantate da Nina Simone durante la sua carriera. Un vero documento storico nel campo della musica su un argomento ricorrente nella letteratura: il linciaggio. ”Come il pogrom non è un incidente nella storia degli ebrei, ma la cristallizzazione, l’esasperazione di una situazione endemica, il linciaggio, l’impiccagione e il massacro segnano solo il passaggio al limite estremo dei veri sentimenti dell’uomo bianco nei confronti dell’uomo nero”. "Strange Fruit" è il manifesto dell’impegno politico di Nina Simone. “Una canzone che esigeva che l’interprete stesso trasmettesse la sensazione di essere stato linciato, in un modo o nell’altro. Impossibile suonare qualsiasi altra cosa dopo”. Una delle poche interpreti capace di “sentire” la forza e l’intensità che dal testo e dalla musica si sprigionano. Capace, con la stessa intensità, di comunicarla. Furono due le donne che introdussero Nina Simone all’arte dell’impegno politico, alla difesa dei diritti civili dei neri e che ne fecero la portavoce, attraverso la sua musica, del Movimento che negli anni 60 avrebbe lottato per affermare l’uguaglianza civile fra bianchi e neri d’America. Nina non avrebbe mai potuto immaginare, prima di conoscerle, di poter avere un ruolo attivo nell’azione per la lotta e la difesa dei diritti civili. Lorraine Hansberry era una donna di colore come Nina, un’intellettuale impegnata vicina a Martin Luther King. Fu l’ultimo mentore di Nina e la istruì sulla condizione dei neri negli Stati Uniti parlandole di rivoluzione, di politica, di Marx, di Lenin, di lotte di classe e di diritti civili. Le fece leggere la storia delle grandi civilità africane, la introdusse alla violenza del traffico di schiavi neri durato per 400 anni e le insegnò la speranza di poter intervenire per cambiare le cose: “i diritti civili rappresentano solo una parte della lotta di classe e della lotta per l’integrazione razziale. Sei implicata tuo malgrado, per il semplice fatto che sei nera”. E la sua implicazione nel Movimento, che non tardò ad arrivare la vide mettere il suo repertorio e la sua arte al servizio della causa del suo popolo. Il 28 agosto del 1963, il giorno della marcia su Washington in cui King esercitò il potere della sua parola attraverso il suo discorso “I Have a Dream” provocando uno shock emotivo sulla folla oceanica che lo ascoltava e sull’intera società americana, il giorno in cui si fondavano le richieste perché l’uguaglianza e il rispetto dei diritti economici e sociali fossero riconosciuti e sostenuti quanto l’ugualglianza politica, Nina non potè essere con i manifestanti. E questa assenza le creò profondi sensi di colpa all’idea di essere mancata ad un appuntamento fondamentale con la storia. Nei mesi successivi gli attentati e le morti di neri in agguati vari si susseguirono provocando in Nina dei veri moti di violenza insopprimibili “Volevo uscire per la strada e uccidere qualcuno. Non sapevo chi, ma qualcuno di cui conoscessi con certezza l’opinione contraria al fatto che il mio popolo ottenesse giustizia per la prima volta in tre secoli”. Fu il 15 settembre del 1963 (giorno dell’ennesimo attentato dinamitardo che vide la morte di molti bambini) che Nina si mise al piano e compose la sua prima canzone di protesta “Mississippi Goddam” (Maledetto Mississippi). Fu questa composizione, che denunciava l’ipocrisia del governo e dell’opinione pubblica americana, per lungo tempo al centro dei dibattiti degli intellettuali neri, la prima di una lunga serie di protest song scritte da Nina e con cui la pianista entra ufficialmente nella lotta civile dedicandosi ad essa anima e corpo. La musica e la politica da quel giorno saranno le compagne della sua esistenza “La prima cosa che vedevo al mattino guardandomi nello specchio era il mio viso nero. E quello condizionava ciò che pensavo di me per il resto della giornata: ero una nera in un paese dove ci si poteva far uccidere per quella semplice ragione”. La sua musica divenne la colonna sonora delle azioni dei gruppi di militanti e diede un senso alla sua vita. Miriam Makeba, figura leggendaria per l’uguaglianza dei neri, è la seconda donna che influenzerà l’impegno politico di Nina Simone parlandole della lotta del suo popolo in Sudafrica e delle tante simlitudini con la storia dei neri americani “Vivo in un nuovo paese ma mi ritrovo lo stesso razzismo. In Sudafrica si chiama Aapartheid. Qui nel sud (degli stati Uniti) lo chiamate Jim Crow”. Fu la Makeba che la avvicinò a Stokely Carmichael portavoce di una corrente che rompeva con la politica di non violenza di Martin Luther King e che le attribuì il ruolo di “grande cantante dei diritti civili”. Nina non credeva ad una soluzione pacifica della questione razziale: la vittoria passava attraverso il cambiamento. E il cambiamento per lei aveva il significato della rivoluzione. E la allontanava dalle soluzioni pacifiste di King avvicinandola alla lotta armata di Malcom X. Quest’ultimo postulava una spartizione degli Stati uniti, esigendo che gli Stati del Sud, gli stati della schiavitù, fossero restituiti ai neri. Nina si sentiva idealmente vicina alle idee separatiste ed estremiste sostenute da Nation of Islam, ma non si unì mai alla organizzazione. I suoi impegni di lavoro non gli avrebbero mai permesso di abbracciare le armi, come più volte aveva pensato di fare. La sua unica arma rimaneva la musica. Il suo impegno nel movimento poteva esprimersi soltanto attraverso la musica: ogni brano, ogni nota scritta, doveva per questo contenere una scheggia di quella collera che avrebbe voluto esprimere non con le sole parole, non con la sola melodia. La canzone più rivoluzionaria cantata da Nina Simone in questi anni di cambiamenti epocali è "Strange Fruit". In un contesto sociale politico violento fu una bomba lanciata a scuotere le coscienze. La canzone fu scritta da un professore bianco, comunista ed ebreo Abel Metropol e fu portata al successo dalla superba Billie Holiday che la cantava sempre alla chiusura dei suoi concerti. Amata soprattutto dagli intellettuali neri e poco conosciuta dagli uomini di strada, Nina Simone fu l’unica, 20 anni dopo, ad avere il coraggio di riprenderla e ricantarla come finale di ogni suo concerto. Testimonianza di un impegno politico che l’accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni e che la renderà per sempre una icona di impegno civile. "Strange Fruit" è considerata una delle canzoni che hanno cambiato la faccia del mondo. A dimostrazione che anche semplici note scritte su un pentagramma se mescolate alla passione, all’orgoglio per le proprie origini, all’impegno verso gli altri e alla dignità di essere quel che si è, possono contribuire a cambiare quel che della politica e del mondo non ci piace. Fonti: “Nina Simone. Una vita” di David Brun-Lambert “I put a spell on you:the autobiography of Nina Simone” di Nina Simone, Stephen Cleary "Un Salto nel Blues" di Salvatore Amara a cura di Rough Max Pieri Negli ultimi anni anche in Italia c'è stato un proliferare
d'iniziative editoriali legate al Blues che sono la testimonianza
concreta di un interesse maturo verso questa forma musicale. Nonostante
la parabola discendente come forma d'intrattenimento e
rappresentazione, è comunque cresciuta l'attenzione degli appassionati
per gli aspetti storici, sociali ed etnografici relativi al Blues. Il 30 novembre ci ha
lasciati per sempre Massimo Pavin: un nome che non dirà molto a chi non
ha la ventura di appartenere alla piccola ma pugnace schiera dei
bluesofili italici diciamo di una certa età, che non possono che
dolersi per la scomparsa del talentuoso bassista di Milano.
Jazz-rocker mancino dal groove esplosivo, fin dagli inizi lega il suo
nome alle bluesband milanesi imperniate sull’armonicista e cantante
Giancarlo Crea e nate fra il 1977 e il 1982, ovvero la Mean
Mistreater Chicago BB (che nel 1978 accompagnò in tour Homesick
James) e i Blues Shakers (feat. Arthur Miles e Dario Lombardo)… è in
questo fertile humus che nasce nel 1986 la leggendaria Model-T Boogie,
che fino ai primi anni ’90 sarà considerata fra le migliori band
italiane in Italia grazie al mix potente di funky & blues
fortemente legato alla tradizione chicagoana. Nell’albo d’oro della MTB in formazione classica
(Crea-Pavin-Lombardo-Becattini-Bertagna) vanno citati i dischi …Really The Blues! (1987, G.Chiaretta on drums) e Born To Get Down (1989) con ospiti Phil Guy e Luciano Mr.Lucky Gherghetta, e la storica partecipazione al
Chicago Blues Festival quale prima e unica band italiana (3/4 giugno
‘87); rinnovatasi con l’inserimento della coppia di chitarristi
Gherghetta-Montaleni, la MTB macinerà centinaia di date in tutta
l’Italia partecipando ai festival più prestigiosi (Pistoia, Rovigo,
Narcao, Catania ecc) fino allo scioglimento nei primi anni ‘90.
Peraltro, la morte di Phil Guy nel 2008 darà lo spunto per alcune
reunion annuali della MTB (The Original Model-T Boogie)
al Magazzino di Gilgamesh a Torino in occasione del “Phil Guy
International Day”. Pavin-Bertagna è stata una sezione ritmica davvero
inossidabile, una leggenda vivente del blues nazionale, un sodalizio
trentennale che ha costituito la spina dorsale di altre storiche band
come la Gnola Blues Band di Maurizio Glielmo e la Blues Gang di Dario
Lombardo (fin dal 1995), sia dal vivo che in studio: ricordiamo ad es.
i dischi della Blues Gang I Don't want 2 Lose-1998 e The Pop Life Studio Sessions-2012, o
20 Years Old della Gnola Blues
Band-2010… ma Pavin parteciperà anche a Gambler Love
dei Soul Machine-1998 e Lonesome Road di Joe
Valeriano del 2015, il suo ultimo lavoro in tutti i sensi (e la discografia
completa probabilmente non è tutta qui!). E va naturalmente citato
anche l’amico di sempre Mr.Lucky, che non ha mai mancato di coinvolgere i nostri due “compagni di merende blues” in molti
concerti e jam, comprese alcune
date-tributo in memoria di Phil Guy fra Veneto e Slovenia (2009). Di sicuro moltissime
persone potrebbero aggiungere i loro ricordi a queste poche righe, e
certamente qualcuno vorrà suonare in onore di Massimo Pavin alla prima
occasione: si vocifera di un futuro concerto-tributo a Milano, ma il
primo è già stato organizzato per il 6 gennaio 2016 Ai Troisi
di Fogliano-GO a cura di Gherghetta e Bertagna, con vari ospiti. Si
potrebbero anche
sottolineare le molte collaborazioni di Pavin con musicisti di rilievo
come Arthur Miles, Zora Young, Barbara Carr, Johnny Copeland,
Eddie C. Campbell, Eddy Kirkland, Phil Guy e Homesick James.… noi ricorderemo per sempre una piovosa sera
del giugno 1987 in cui una esotica band chiamata Model-T Boogie approdò
non si sa come in uno sconosciuto paesino dei Colli Orientali del
Friuli chiamato Corno di Rosazzo, volando direttamente dal Chicago
Blues Festival, galvanizzando e facendo sognare col loro sound
incendiario una folla di ragazzi appassionati di blues poco più che
ventenni, che in seguito li avrebbero letteralmente adottati. Non ci
aspettiamo che venga dedicata una via a Massimo Pavin, come
probabilmente non ne hanno avuta una Guido Toffoletti, Enrico
Micheletti o Roberto Ciotti, visto che non abitiamo in un paese che
ritiene importante ricordare i propri musicisti migliori (specie se
dedicano la vita a qualcosa di stravagante come il blues e non
bazzicano Sanremo), ma non importa. Noi non lo dimenticheremo. Paul Oscher, un armonicista bianco alla corte di Muddy Waters intervista di Margie Goldsmith, traduzione e adattamento Gianni Franchi Margie Goldsmith Scrittrice
con base in New York Margie Goldsmith ha viaggiato e fatto interviste su tutti
i continenti ed in oltre 127 paesi. Ha scritto per Elite Traveler, Luxury
Magazine, Business Jet Traveler, Robb Report, Travel
+ Leisure, TravelandLeisure.com, National Geographic Traveler,
Islands, American Way, Delta Sky, Hemispheres, Private Clubs, ultratravel,
Affluent Traveler, New York Times, Washington Post, The Globe and Mail e molti
altri. PAUL OSCHER Armonicista, cantante, autore e multi strumentista è divenuto noto
per aver suonato nella band di Muddy Waters dal 1967 al 1972 dopo armonicisti
come Little Walter, Junior Wells, James Cotton, e Big
Walter Horton è stato il primo musicista bianco a diventare membro a tempo
pieno di una blues band di questo livello. Dopo aver suonato in giro per il mondo con Muddy Waters è stato
protagonista di diverse registrazioni di Muddy come il bellissimo album Live at
Mr Kelly (Chess 1971.) Intervista Q: I tuoi genitori ti hanno incoraggiato per la musica? A: Mio padre pensava che piuttosto avrei dovuto imparare a suonare
la fisarmonica perché può suonare più cose come altri strumenti. Lui mi disse “
Se invece suoni questa (l’armonica ndt) non avrai mai un lavoro “. Non capirmi
male, mi piace veramente la musica cajun con l’accordion e Clifton Chenier, ho
anche registrato una canzone di Mississippi John Hurt in cui suono questo
strumento. Q: A 12 anni, tuo zio ti ha regalato un’armonica Marine Band. Tuo
zio era un musicista? A: Si, suonava il pianoforte in stile barrelhouse ma non il blues.
Mi ha messo nella direzione giusta, però, regalandomi quell’armonica. Q: E’ stato Jimmy Johnson, un armonicista del sud che suonava nei “medicine
show" ora
scomparso, che ti ha insegnato i primi rudimenti dell’armonica blues. Come è
successo ? A: Dopo la scuola lavoravo consegnando in bicicletta generi
alimentari alle persone anziane. Mi potevo comprare con quei soldi una pizza e
una Coca Cola. Mentre aspettavo fuori del negozio che qualcuno mi chiedesse di fargli una
consegna passavo il tempo cercando di imparare a suonare l'armonica. Stavo
provando a suonare Red River Valley dal libretto che era in dotazione con la
mia armonica quando ad un certo punto un uomo di colore con capelli tinti ed un
dente d’oro esce fuori dal negozio e mi dice “ Ragazzo fammi vedere questo
fischietto che hai – io gli dissi – non è un fischietto è una armonica ! "
“ Gli diedi l’armonica e lui cominciò a suonare un “Wah wah wah wah blues” con
un grande suono. Quel suono che proveniva da uno strumento così piccolo mi fece
impazzire. Poi suonò uno shuffle ballando il tip tap mentre contemporaneamente
faceva ruotare l’armonica come un orologio. Stava per suonarla anche con il naso
quando l’ho fermato. In quel momento ho capito che volevo imparare quello che
lui aveva fatto.. Mi mostrò come soffiare nella armonica e fare il bending sul 4° foro . In quel
momento mi sono innamorato dell'armonica blues. Circa 35 anni dopo, ho capito
il trucco dell’orologio e lo faccio nel mio spettacolo a volte.
Q: Come hai fatto ad imparare in così poco tempo visto che già a
15 anni tu suonavi come un professionista con il cantante chitarrista Little
Jimmy Mae? A: Suonavo tutto il tempo, giorno e notte, una completa ossessione
ed amore per il blues. Di solito suonavo nel bagno per il suono che mi
riverberava sulle piastrelle. Q: Come hai conosciuto Jimmy Mae? A:
Stavo passeggiando davanti un club chiamato the Nite Cap
suonando la mia armonica – abbastanza bene credo. Un tipo dalle scale
del
locale mi dice “ Hey ragazzo perché non entri e suoni per noi ?".
Guardai nel locale, tutta gente di colore. Il tipo sembrava Ike
Turner con la sua acconciatura Pompadour. E le donne sembravano le
Supremes. Il tipo era il MC del locale si chiamava Smiling
Pretty Eddie. Era il più elegante di tutti. C’erano molte Cadillac
parcheggiate
fuori al club e molti giocatori d’azzardo visitavano il club ed Eddie
era anche
un protettore. Salì sul palco e mi diede questo microfono tipo quelli
che usava
Elvis, l’impianto era un Bogen e suonava alla grande. Suonai “Juke” e
“Sad Hours” e quando finii Pretty Eddie disse “
Che ne dite signore e signori ? “Battete le mani al piccolo fratello
soul dagli
occhi blu “ Il pubblico impazzì. Mentre andavo al bagno una ballerina
carina
con una lunga parrucca si stava aggiustando il seno , Un seno era fuori
e stava
lavorando su l’altro ,guardandomi sbattè le sue lunghissime ciglia e
con la più
sensuale e dolce voce del sud mi disse “Hi baby”. Era fatta, avevo
capito che
quella doveva essere la mia vita, mi piaceva tutto. Cominciai a
frequentare il club, Jimmy Mae era il band leader e
suonavo con lui ogni volta che potevo. Q: In quale città erano questi club neri, Il
Baby Grand, The 521 Cub, Seville Lounge, the Night Cap?
A: Erano a Brooklyn. C'erano anche
club a Long Island: The Bluebird Lounge, St James Hotel, The Showplace, Club
Haven, Community Bar, Club Ruby- c'erano un sacco
luoghi in cui i neri del sud si ritrovavano ed ascoltavano il blues. Abbiamo
suonato in tutti questi Q: A metà degli anni 1960, hai incontrato
Muddy Waters nel backstage del Teatro Apollo. Cosa stavi facendo dietro le
quinte? A: Jimmy Mae conosceva
i ragazzi nella band di Muddy e siamo andati a incontrare la band. Era un
grande show con Jimmy Reed, John Lee
Hooker, Lightnin 'Hopkins, Bobby Bland, T-Bone Walker e Muddy Waters. Noi non suonavamo , ma stavo stavo
suonando l’armonica dietro le quinte vicino le scale quando Muddy mi ha sentito
suonare. Siamo andati in giro con la band dopo lo spettacolo e presso l'hotel
Teresa lui mi ha sentito suonare un po’ 'di più e ha voluto il mio numero di
telefono. D: Nel 1967, quando Muddy è venuto a New York senza un armonicista,
tu hai suonato con la band, " Baby Please Don’t Go” and “Blow Wind Blow.” Come
sei arrivato a suonare con loro? A:
Luther “Georgia Boy Snake” Johnson mi aveva chiamato
chiedendomi di andare. Big Walter doveva essere l’armonicista ma non si
era
presentato alla partenza a casa di Muddy Waters. Ho suonato quelle
canzoni con
la band e poi Muddy mi ha chiesto se potevo viaggiare. Hell yeah!! Così
il giorno dopo ero al loro hotel pronto a salire sul loro
autobus Volkswagen. C’era Otis Spann con sua moglie Lucille, il
batterista S.P. Leary tra
me e l’autista tuttofare di Muddy ,Bo alla guida. Muddy, Snake e Sammy erano in una station wagon
davanti a noi. Ad un certo punto, Spann disse a Lucille, “Give me my shit,” e lei
gli passò togliendosela dal reggiseno una 22 automatica. Poi Spann dopo averla
controllata se la mise in tasca e chiese a S.P. se gli dava un goccetto S.P. passò
a Span una pinta di Gordon’s Gin, tutti
prendemmo un goccio e poi lo passammo a Bo. Bo prese un lungo sorso e gridò: "Vedo la luna e la luna mi
vede, Dio benedica la luna e Dio mi benedica," e siamo partiti.. Mi sono
detto, ragazzi ci sono ! The real deal—non potevo essere più felice. D: Si
dice da qualche parte nella biografia di Muddy che la prima volta che ti ha
sentito, ti ha descritto come "Paul suona con il suono amplificato di
Little Walter." Ma tu stavi suonando acustico! Ti ricordi che Muddy lo
abbia detto? A: Io non ricordo che Muddy lo abbia detto, ma quello era il suono
che avevo cercato di avere in acustico – suono molto forte e grasso. Q: Quando suonavi con la
band di Muddy, potevi suonare come volevi od era Muddy a dirti
cosa e come suonare ? A: Muddy non ti diceva mai cosa suonare ma se io suonavo qualcosa
che non gli piaceva, ti guardava, si grattava la testa e sapevi che eri fottuto
.. Q: Muddy voleva che suonassi come James Cotton? A: Si, Cotton o Little Walter. Lui voleva che Cotton suonasse come
Walter fino a che Cotton alla fine gli disse che lui poteva suonare solo come Cotton. Q: Qual è la cosa più importante che hai imparato dai musicisti
della band di Muddy, e da Muddy stesso ? A: Tono, tempo e fraseggio. E come essere te stesso. Una volta
cercavo di suonare una parte di una canzone di
Little Walter quando mi sono imbrogliato ed ho detto a Sammy Lawhorn,
“Wow sto incasinando questo assolo di Walter,” e Sammy mi disse “No non è cosi
, tu lo stai solo suonando alla Paul.” Ci
ho riflettuto e non ho mai più tentato di suonare nota per nota il solo di
nessun altro da quel giorno
Q: Chi ti ha insegnato di più riguardo il fraseggio e timing del
blues più profondo? A: Otis Spann. Si sedeva con me al piano e me lo suonava fino a
che non avevo imparato. Q: Hai vissuto nella casa di Muddy nel southside di Chicago con
Otis Spann, che ti ha insegnato a suonare il pianoforte. Come è successo? A: Noi condividevamo il
piano interrato io avevo una stanza e Spann e sua moglie un’altra. Il piano era al
centro della stanza. Spann suonava tutto il tempo e Lucille cantava. Non ho mai
provato a suonare nessun licks esattamente
come Spann, ma ho imparato il suo timing ed il fraseggio. Ho studiato il piano da solo. All’inizio cercavo si suonare frasi di
chitarra ed armonica sul piano. Poi arrivava Spann e mi faceva vedere delle
cose facile da fare con la mano sinistra . Q: Ed hai imparato a suonare la chitarra semplicemente
guardando Muddy e Sammy Lawhorn? A: Molto è stato così. Naturalmente già sapevo abbastanza della
chitarra quando ho iniziato con Muddy da riuscire a capire quello che stavano
facendo . Q: Alla fine del 1971, dopo
cinque anni, hai lasciato la band di
Muddy per formare i Brooklyn Slim? A: Brooklyn Slim non era una band—era un nome che usavo. Ho avuto l’idea
da un bar su Rogers Avenue chiamato “Brooklyn & Slim.” C0era una insegna al
neon e la “&” era rotte così si
leggeva solo Brooklyn Slim. Ho pensato,
“sono io, potrebbe essere il mio bar” (Muddy qualche volta mi chiamava Brooklyn
Slim), ed ho pensato poteva essere un buon nome da usare . Stavo suonando in
diversi club senza nome e non volevo associare “il big name” che mi ero fatto
come Paul Oscher a questo tipo di gigs. Q: Che tipo
di musica suonavi? A: Niente altro che blues. Ma ho avuto un bassista di nome Chris
Wright che cantava gospel con The Swan Silvertones and Brooklyn All Stars. Riusciva
a cantare qualsiasi cosa da Bobby Bland ad Al Green. Ho anche avuto anche una
voce femminile di nome Rose Melody e lei poteva cantare qualsiasi cosa cos’ ho
suonato tutto quello che loro potevano cantare soul music o blues. Rose non
diceva mai “harmonica.” Lei diceva sempre “Paul quando suoni la tua mahonica?”
Q: In
1976, sei andato in tour in Europa con Louisiana Red, hai suonato con la tua
band nell’area di New York, accompagnato Big Joe Turner, Doc Pomus, Victoria
Spivey, Big Walter Horton e Johnny Copeland. Cosa hai imparato da loro? A: Più suoni con musicisti diversi più impari. Ho vissuto ad
Austin ed avevo un quartetto. Avevamo dei concerti fissi ma i miei musicisti
suonavano con molti altri artisti ed in differenti stili musicali, Li era così
. C’erano molti grandi musicisti di blues li:
Mike Keller (chitarrista dei Thunderbirds) suonava con me quando non era
in giro ed anche Jay Moeller il batterista di Kim Wilson . Q: Quando hai sviluppato il tuo modo di cantare? A: Una sera Chris Wright non si presentò. Il cantante non poteva
fare la serata. Suonavamo al Lucky’s Fabulous Marble Lounge nella Bayside,
Queens, un club nero. Ho iniziato a cantare e nessuno è uscito dal locale o ha
cominciato a fare booo così ho continuato a cantare almeno qualche canzone ogni
sera dopo quella volta. Quando la mia ragazza Deborah mi ha lasciato ho
iniziato veramente a cantare e scrivere blues. Mi ha spezzato il cuore. Q: Stai scrivendo un libro sulle tue esperienze blues, Alone with the Blues. Quando
pensi che sarà terminato? A: La mia ex moglie, una scrittrice, , sta programmando il tutto.
Quando il libro sarà finito ti piacerà.. Mi dispiace infatti che non posso
rispondere a fondo alle tue domande perché mi sto tenendo I dettagli per il
libro. Q: A maggio 2001, sei stato contattato per un imminente blues
festival ed hai deciso di suonare il set da solo. Dopo questa performance, cosa
è successo? A: Il pubblico ha amato lo spettacolo, e ho venduto 65 CD, e quindi
ho fatto la scelta di suonare da solo. Sto ancora facendo il mio solo show on the
road, ma suono anche con band locali. La show da solo aiuta i concerti
della band perché fa ascoltare a più gente i miei dischi. Suono anche alcuni
numeri da solo quando sono con la band. Q: Suoni l’armonica con un suono straordinario. Come lo hai
ottenuto? A: Good sex! George Smith
diceva di bere latte (LOL). Q: Suoni l’armonica diatonica, cromatica, e bass. Quale delle tre è più difficile e perché ? A: La Bass armonica richiede una grossa quantità di fiato , c’è uno spazio
assai largo in cui muoversi. Tutte note da soffiare. Non riesci a respirare attraverso
l’armonica e le ance sono imprevedibili. Possono soffocarti se soffi troppo
forte o troppo delicatamente. Io penso che la diatonica è la più difficile
perché devi far suonare tutte le note ed
ogni armonica ha risposte diverse dalle sue ance. Q: Suoni la cromatica con un reggiarmonica mentre contemporaneamente
suoni la chitarra , una cosa unica. E’ così difficile come sembra ? A: La sola cosa difficile è riguardo al reggiarmonica, è così
grande che non ti fa vedere dove stanno le tue mani sulla tastiera della
chitarra. Io di solito armeggio per trovare gli switch dei pick up ed i
controlli del volume ma li spostandoli sulla punta della chitarra come una Les
Paul funziona alla grande. Q: In alcuni concerti sei stato visto usare un effetto loop a
pedale con suoni di armonica che si sovrapponevano . A: No, non ho mai fatto questo! Se uso un loop, è solo un pattern di basso di
12-battute su cui suonare la chitarra o l’armonica. Q: Una volta hai detto "Il vero dono non è la capacità di avere
il talento a suonare , il vero dono è di amare la musica."
A: E’ quello che che ti fa superare gli ostacoli.
A: Sono sempre nervoso, ma ho scoperto che se arrivo al
concerto poco prima dell’ inizio, sono meno nervoso perché ho meno tempo per
pensare a cosa potrebbe andare male. Ho capito che c’è bisogno di stare concentrato su quello che
si sta suonando e non pensare a te stesso mentre stai suonando. Se succede, hai
perso la concentrazione ; per esempio, a volte mi sorprendo di come sto suonando
e mi dico "Accidenti questo era veramente cool," ed
è la fine. La concentrazione è rotta dal
tuo ego. Non bevo mai prima di suonare e questo davvero mi aiuta.
L'unica volta che penso che ho fatto una cattiva performance
è quando il pubblico non reagisce a certi assoli che sempre hanno
funzionato.
Ho scoperto che la causa non è tanto colpa mia, ma colpa del tecnico
del suono. Quando vede che il pubblico rimane con faccia come se stesse
giocando a poker dopo un grande solo, è perché non stanno sentendo la
stessa
cosa che tu stai ascoltando sul palco. E' sempre
bene avere il vostro roadie in mezzo alla folla con una seconda serie
di orecchie per assicurarsi che il suono sul palco arrivi alla gente.
Si può avere un grande suono nei monitor, ma nulla accade.
Hai bisogno di essere particolarmente cortese con i ragazzi che fanno i
suoni. A volte se non hanno mai sentito parlare di Little Walter o
Chicago blues, non hanno la minima idea di come si suppone l'armonica
debba
suonare nel mixer. Loro prestano molta
più attenzione a chitarra, basso e batteria.
Q:
Qualcosa delle tue strumentazione risale al tempo in cui suonavi nella band
di Muddy Waters?
A: Sì, ho una road case che mi ha dato Muddy che
era più grande della mia e poi la mia valigetta che uso per le armoniche. Le sue dimensioni sono '20in x14in x 9in. Potrei venderla se avessi un offerta abbastanza buona. Ho anche
una chitarra che mi ha dato Muddy, ma io non ho intenzione di venderla al
momento. Avevo bisogno di una scatola più grande per contenere una Hohner 36
melodica, le mie armoniche e microfoni. Muddy amava la melodica - la chiamava un piano arpa e ho
registrato con questa attraverso un
altoparlante Leslie; suona proprio come un Hammond B3. Tra l'altro, sono stato
il primo ad utilizzare una melodica nel blues.
Q: Usi speciali accordature per le tue armoniche ? A: NO. Se parli di special harps devi
sapere che l’armonica Bassa in FA è stata una mia idea. Q: Hai suonato “Sugar Mama” in alcuni concerti usando due
armoniche diverse, alternando una diatonica suonata in un tubo di PVC usato
come wah-wah ed una sordina per la cromatica. Come riesci a fare questo ? A: Non ricordo di averlo fatto in Sugar Mama ma lo facevo in un
pezzo strumentale chiamato “Alone with the Blues” nel mio album dallo stesso
nome. Quel brano era in DO ed usavo una C 64 chromatic una super chromatic in
SIb ed una bassa in FA ed una Melodica. Q: Hai imparato a sviluppare il tuo incredibile controllo del
respiro o ti è venuto naturale? A: Io credo che non debba mai pensare consciamente al controllo
del respiro, succede naturalmente. Si aggiusta in base a quello che devi
suonare come in automatico prendi un respiro dopo aver nuotato sotto acqua .
Non dici a te stesso, “Deve prendere un respiro profondo,” succede naturalmente. Q: Ti eserciti ancora? Se si, come e su cosa? A: Io ogni settimana ho almeno un concerto e questa è la mia
pratica . Quando sono in giro è la mia esercitazione maggiore. L’esercizio
migliore è suonare davanti ad un pubblico. Comunque a volte mi esercito
cercando di tirar fuori nuove idee,
questo è il mio esercizio. Q: Il tuo senso del ritmo è innato? Si può imparare il senso del
ritmo? A: Penso che qualcosa puoi imparare , ma è come dipingere: alcuni
possono farlo naturalmente ed altri no. Q: Quando stavi imparando a suonare il blues, alcuni armonicisti
ti hanno mostrato I loro licks. Come li hai imparati ? A: Dai dischi; dovevi metterci un penny od un nickel sulla puntina
per rallentarla. Puoi guardare un chitarrista e vedere cosa sta facendo, ma con
un armonicista non ci riesci; è tutto nella sua bocca. James Cotton mi disse
quando cercava di capire come Little Walter riuscisse a fare quel suono vibrato—se scuoteva la testa o
l’armonica, qualcosa che si poteva osservare—Little Walter girò le spalle a
Cotton dicendo, “E’ semplice, è così...” e cominciò a suonare senza però che
Cotton potesse vedere quello che stava facendo .
Q: Quale è il miglior consiglio che daresti a chi vuole imparare a
suonare l’armonica? A: Ascolta I grandi armonicisti, fai pratica e suona con musicisti
che sono migliori di te. E tieni
sempre un’ armonica nella tua tasca. Q: Un musicista intermedio come può migliorare ? Quale è il
consiglio per loro? A: Cerca di avere in mente il suono che vuoi e continua a
combattere con l’armonica fino a che non ottieni quello che ti piace Q: Il consiglio per un musicista avanzato ? La cosa più importante
da imparare? A: Non cercare di suonare meglio dei tuoi partners – cerca di
suonare meglio di te stesso. Q: Cosa ha fatto la musica per te? A: Mi ha fatto rimanere giovane quando sono vecchio. Non sono mai cresciuto ed ho sempre amato la musica, così non mai lavorato un giorno nella mia vita. E’ stato sempre un piacere. Mi ha portato un sacco di belle donne affinché potessi avere il blues.
Chi Siamo | In Primo Piano | Link | Le Bands | Contatti | Iniziative Culturali | Testi Blues | Mailing List | Interviste | Concerti| Articoli | Bacheca Annunci |