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Un ricordo di Gregg Allman...  Chuck Leavel, traduzione di Gianni Franchi 

Gregg Allman non era solo un amico e un fratello, ma anche una grande fonte di ispirazione per me sin dagli inizi della mia carriera. Andai a vedere gli Allman Joys presso l'Armory di Fort Brandon a Tuscaloosa, Alabama, quando ero un giovane aspirante musicista di 13/14 anni. Rimasi colpito dal suo talento... quella voce incredibile, la sua presenza sobria ma forte. Negli anni poi si è ancora di più evoluto sia come artista che come songwriter; ho continuato a seguire la sua carriera... e quando si è formata la band di Allman Brothers, ho pensato... "Finalmente lo hanno capito...".
Quel primo disco fu uno spartiacque, un nuovo stile di musica: il Southern Rock era nato. All'epoca ci pensai un po' se mai sarei stato così fortunato ad essere parte di esso, ero solo un fan e ammiratore di quello che lui, Duane e il resto della band avevano fatto.  Aprendo i concerti degli ABB nel 1970 e '71, quando ero con Alex Taylor e poi con Dr. John, mi fermai dopo la nostra performance per ascoltarli. A volte, quando il pianoforte che usavo per il nostro set veniva spostato nella parte posteriore del palco, mi sedevo dietro a suonare di nascosto insieme a loro. Era solo per il mio piacere e per cercare di imparare... ma mi ha dato la possibilità di sentire la musica incredibile che stavano facendo.
Dopo il tragico incidente e la morte di Duane, ho ammirato come sono andati avanti senza sostituire Duane... come una band di cinque elementi, sapendo quanto emotivamente e fisicamente erano colpiti dalla perdita. Ma lo fecero così... Dickey era orgoglioso di assumere su di sé tutto il ruolo svolto prima da due chitarristi, e lo ho sempre ammirato molto per questo. Tutta la band ha fatto quello che si doveva fare, anche se doloroso e difficile, lo hanno fatto con grazia. Non è stato molto tempo dopo quel tour che la band ha deciso di fare una pausa e che Gregg ha intrapreso il suo primo sforzo solista. Sono stato così fortunato ad essere chiamato dal mio amico Johnny Sandlin a suonare in quel progetto e come tastierista di 19 anni che cercava di trovare la sua strada, era l'offerta da sogno di una vita. Suonare su "Laid Back" è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita, ma ancora altro doveva venire, quando dopo le sessioni di jams afterhours con gli altri membri degli Allman, questi mi hanno chiesto di entrare nella band.
A quell'epoca, Gregg era come un fratello maggiore per me, come anche Dickey lo era a suo modo. Gregg è sempre stato gentile... assicurandosi sempre che io fossi incluso in tutto, dalle sessioni di foto a varie feste e eventi... e persino a volte chiedendomi di accompagnarlo a eventi non legati ai doveri della band. Abbiamo registrato "Laid Back" e subito dopo "Brothers and Sisters"... e sono probabilmente i due dischi di cui sono più orgoglioso sia legato il mio nome. Entrambi hanno ottenuto un forte successo, e mi sono trovato in mezzo a un vortice negli anni successivi.
Come sappiamo, quel turbinio alla fine ha portato a cambiamenti per tutti noi nella band. Ma nonostante tutti i cambiamenti avvenuti, Gregg e io siamo rimasti amici e lui  sempre gentile e disponibile per me.
Nel 2014, sono stato molto contento di essere di essere chiamato nella band che rendeva omaggio a Gregg al Fox Theatre di Atlanta. Il risultato è stato la presentazione, ed il CD e DVD chiamati "All My Friends". È stato un giusto omaggio  a Gregg e sono stato onorato e entusiasta di essere lì per lui. Inoltre in quel periodo mi era stato chiesto personalmente di mettere insieme un programma speciale per la Symphony Hall della Atlanta Symphony Orchestra. Ho invitato con un po' di titubanza  Gregg a partecipare, e lui, senza esitazione ha accettato. Questo è stato uno degli spettacoli più speciali e memorabili che abbia mai fatto, e la partecipazione di Gregg lo ha reso un evento importante. Questo dimostra che tipo di amico era per me Gregg. Certamente poteva anche non farlo, e non ha preso un centesimo per la sua partecipazione.
Grazie, Gregg... per la tua ispirazione, per il tuo talento, per la tua fedele amicizia e per l'incredibile essere umano che eri. Ti sarò sempre grato per la nostra amicizia, per aver condiviso tante delle tue tappe con me, per l'onore di avar registrato con te su alcuni dischi che hanno superato la prova del tempo. Sarai sempre il mio eroe ed io il tuo più grande fan. Riposa in pace ​​fratello mio.

Chuck Leavell


"... thinking of you... - Herbie Goins" di Bruno Pisaniello   a cura di Michele Lotta

Ci siamo occupati di Herbie Goins in diverse occasioni (vedi "interviste" ed "articoli"), sia prima che dopo la sua scomparsa avvenuta il 27 ottobre del 2015. Herbie, pur se americano, è stato (come più volte detto proprio qui, su Spaghetti) uno dei più amati esponenti del British Blues. Grazie al prezioso ausilio della moglie, Celestina Morando, sono state organizzate diverse iniziative in sua memoria: dall'Asino in Blues (rassegna  svolta con il contributo di Gianni Franchi della Jonas Blues Band e grande amico di Herbie, con la presenza di Paul Jones, Slam Allen, Kirk Fletcher, e di tanti musicisti italiani di spessore), al CD "... thinking of you...".
Abbiamo anche detto che Herbie Goins è stato un vero idolo per i Mod (i giovani dandy inglesi, perennemente impasticcati ed amanti del R'n'B e dello Ska) che lo hanno conosciuto come la voce dei Blues Incomporated di Alexis Korner, una delle principali band di quel periodo aureo.
Ora c'è anche un libro di cui è autore Bruno Pisaniello, animatore del folto e diffuso movimento Mod italiano. Esperto - oltre che commerciante - della mitica Lambretta, è stato folgorato dalla visione del film "Quadrophenia" tratto dal celebre lavoro degli Who, e da allora ha trovato l'equilibrio tra la passione per la musica e quella per gli scooter storici (soprattutto quelli arricchiti da tanti specchietti retrovisori). Intorno alla metà degli anni ottanta i Mod di Roma vennero a sapere che Herbie viveva in città e cominciarono a seguirlo nei vari locali in cui si esibiva. Nacque un sodalizio che nel corso del tempo si è concretizzato nella realizzazione di diversi eventi. Pisaniello ha pensato di commemorarlo con una mostra fotografica svoltasi nell'ambito del festival Blues di Pordenone 2016 (manifestazione alla quale Goins ha partecipato in diverse edizioni), dalla quale è nata l'idea di questa raccolta di testimonianze che si chiama "...thinking of you...", lo stesso titolo dato al CD: un segno di continuità.
Naturalmente Pisaniello è andato a trovare Celestina, inesauribile fonte di aneddoti ed emozioni, ma anche catalogatrice e fonte storica di tutto ciò che ha riguardato il marito.
Assieme hanno assemblato il materiale fotografico e le testimonianze che coinvolgono artisti celebri come Paul Jones, Ronnie Jones, Norman Baker, il figlio Martin, un buon numero di musicisti con i quali Herbie Goins ha svolto festival e concerti vari, oltre a personaggi noti del mondo dei Mod, le cui parole disegnano la figura dell'uomo oltre che quella del cantante.
In definitiva, un libro da avere per chi ha conosciuto ed apprezzato Herbie, un'ottima iniziativa per saperne di più. Tutti i testi sono in italiano ed inglese! E' possibile riceverlo, al costo di 15 Euro, inviando una e-mail all'indirizzo brunopisa@hotmail.com.


Charlie Musselwhite ed il blues come salvezza contro il dolore. Alexander Varty, 15 agosto 2018, traduzione Gianni Franchi

Il bluesman veterano Charlie Musselwhite ha registrato due album con Ben Harper,  "Get Up!" nel 2013 ed il nuovo "No Mercy in This Land"

Charlie Musselwhite ha una incredibile confessione da fare: sebbene lui e Ben Harper stiano suonando "When the Levee Breaks" nei loro concerti, non ha mai ascoltato la famosa versione rock duro della canzone che i Led Zeppelin hanno inciso nel 1971.

"In realtà, ho sempre sentito la versione di Memphis Minnie", rivela il veterano armonicista con una risata, in un'intervista telefonica dalla sua contea di Sonoma, in California, a casa. "Sono un po' fuori da queste cose. Non ho praticamente alcuna conoscenza della musica moderna dopo il 1953."

Nel caso di Musselwhite, l'ignoranza potrebbe essere una bella cosa. E Harper sta utilizzando il suono autentico di armonica blues del 74enne nato in Mississippi traendone grande vantaggio, sia in tour che in studio. Il loro nuovo album No Mercy in This Land - un seguito di. Get Up! del 2013, vincitore del Grammy  - è uno dei più belli del giovane musicista ed una grande vetrina per la miscela di immediatezza e sfumatura tonale di Musselwhite. Ma poi, questo non sorprende quando scopri che la loro unione è stata inizialmente benedetta nientemeno che dal sommo sacerdote del boogie, John Lee Hooker.

"Ben e io ci siamo incontrati per la prima volta nel 1993", spiega Musselwhite. "John Lee Hooker suonava un piccolo club a Mill Valley, in California, chiamato Sweetwater, e Ben  stava aprendo per lui. Ero seduto con John; anche se non ero in tour con lui,  spesso John mi chiamava e mi chiedeva di andare a suonare con lui.

"Non mi ha mai pagato nulla, ma sarei andato comunque", aggiunge, ridendo di nuovo. "È stato sempre divertente. Quindi non è passato molto tempo dalla prima volta in cui ci siamo incontrati che John Lee ha voluto, solo io e Ben e la sua sezione ritmica, per suonare e supportarlo su una traccia per un album [The Best of Friends]. Il brano era "Burning Hell". Ci siamo davvero divertiti in studio, e persino John Lee ha detto: "Dovreste registrare più cose insieme... perché suonavamo così bene".

"Così siamo rimasti in contatto e abbiamo continuato a parlare, ma eravamo entrambi così impegnati che non abbiamo mai avuto il tempo di sederci e fare un intero album", continua Musselwhite. "Ma alla fine, dopo non so  quanto tempo - un decennio,  minimo - abbiamo trovato il tempo entrambi di andare in studio. Ed era come se la musica avesse aspettato tutto questo tempo. È  arrivata alla carica come cavalli selvaggi. "

Questo è evidente sia in "Get Up!" che in "No Mercy in This Land", ma è particolarmente vero nel secondo tentativo. Che in certi momenti sembra veramente un vero ed efficace aggiornamento  del suono blues di Chicago, No Mercy in This Land offre a Musselwhite molto  spazio per mostrare le sue capacità; a volte, la sua armonica suona come una seconda voce, offrendo emozionanti commenti  alla singolare combinazione vocale di controllo e intensità di Harper. (La chitarra slide di Harper ha la stessa funzione nei suoi album da solista, ma qui si esprime in questo modo solo in "The Bottle Wins Again".) E mentre è divertente pensare a No Mercy in This Land  come un  "Fathers and sons " (ndt album storico di Muddy Waters 1969 con alcuni dei suoi "allievi" bianchi come Mike Bloomfield, Paul Butterfield, Donald Duck Dunn ) a parti invertite , con un vecchio bluesman bianco che insegna a un giovane apprendista nero, Musselwhite sottolinea che Harper fa un blues molto credibile.

"È cresciuto in un negozio di musica -  un negozio di musica folk, non in un posto di musica Top 40 - dove vendevano strumenti, dischi e libri, quindi è esperto in tutti i tipi di musica folk, incluso il blues, da in tutto il mondo ", spiega. "E io sono interessato a questo ... Quando crescevo a Memphis, andando in giro alla ricerca di vecchi dischi blues a 78 giri, compravo qualsiasi altra cosa che sembrava interessante. All'epoca costavano solo un nichel o una monetina, quindi ho scoperto un sacco di musica greca come la musica rembetiko, che ha un suono blues, o il flamenco, che ha quella durezza. Questo è quello che mi ha portato a pensare che ogni cultura abbia forse il suo genere di blues ".

Cantare il blues, aggiunge, è uno dei modi migliori per esorcizzare il dolore, una convinzione confermata dalla title track di" No Mercy In This Land". Scritto da Harper ma cantata da Musselwhite, la canzone è stata ispirata in parte dall'omicidio del 2005 dell'anziana madre dell'armonicista.

"Non potrei scrivere una canzone su quella situazione; è troppo personale ", dice Musselwhite. "Ma Ben ha una prospettiva, una certa distanza, quindi riesce a farlo. Ogni sera, la suoniamo , ed è solo una bella sensazione. Mi fa sentire ... Non so se" bene" è la parola giusta, ma è come un balsamo.

"È quello che è sempre stato il blues: parlare della verità e, sai, della realtà", continua. "Se suonassi country music, canterei 'My baby mi ha lasciato, e voglio saltare giù da un ponte.' Ma nel blues, i ragazzi cantano 'La mia bambina mi ha lasciato, e io vado a trovarne una nuova . 'Lo spirito del blues è' Possiamo superare questo."

 

 

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