Keith
Ferguson, il
favoloso basso del Texas Blues a
cura di Gianni Franchi
Molto
spesso la
nostra musica vive di eroi che non hanno avuto il giusto riconoscimento
sia a
causa della vita sregolata, sia a volte della sfortuna che li ha
accompagnati. Leggendario
bassista della scena texana e membro dei primi Fabulous Thunderbirds,
Keith
Ferguson, anche a causa dei suoi problemi
di droga non se la passava bene negli
ultimi anni della sua
vita. Nato ad
Houston nel 1946, aveva suonato già da
giovanissimo con Johnny Winter con cui aveva cercato fortuna in
Inghilterra
(1967) e con molti altri tra cui Rocky
Hill, fenomenale e poco conosciuto chitarrista (fratello di Dusty Hill,
bassista degli ZZ Top), con Angela Strehli, poi nota cantante texana,
con Ann Barton (per un breve periodo
anche sua moglie), con un giovane
Stevie Ray Vaughan e Doyle Bramhall ed aveva girato molto negli anni
della sua
giovinezza. Nei
primi anni 70
si era trasferito in California suonando con Peter Kaukonen (fratello
di Jorma) e
dal 1973 ad Austin dove visse fino alla fine dei
suoi giorni. Keith
era un uomo
affascinante e dai molteplici interessi, vorace lettore di libri di
ogni
genere, appassionato oltre che di blues
e jazz, di musica e cultura messicana, esperto di tatuaggi (che
ricoprivano
parte del suo corpo) quando ancora questo non era una moda,
attentissimo al
look (nel corso degli anni da hippies si
trasformò in un elegante musicista stile anni 50 del periodo Fabulous,
fino
alla fase finale in cui sembrava un vero messicano). Molti
furono
gli esponenti della scena texana che
vennero in questo influenzati da lui. Stevie Ray che suonò da giovane
con lui
in varie formazioni, fu colpito dal suo modo di vestire sempre curato
ed
eccentrico; Keith gli diceva: “Non vorrai andare su un palco come
frontman,
vestito con una maglietta come il tuo roadie.“ Kim
Wilson dice di
lui: “Non ho mai conosciuto nessun altro con tanto interesse per la
musica“. Infatti
fu
fondamentale il suo apporto al repertorio dei primi Fabulous grazie
alla sua
profonda conoscenza del genere dovuta anche al padre musicista, che
lavorava
per alcune etichette e negozi di dischi, e che
ebbe con lui un rapporto non sempre idilliaco avendolo lasciato solo
con la madre quando era piccolo. I brani del repertorio di Lazy Lester,
Slim
Harpo e della etichetta Excello, che
furono la palestra per la band si devono infatti alla collezione di
dischi di
Keith e del batterista Mike Buck. Con i
Fabulous
spesso nel locale Antone's ad Austin ebbe la possibilità di suonare con
molti
dei suoi idoli musicali come Muddy Waters, John Lee Hooker e molti
altri. Muddy
Waters dopo averli sentiti disse di loro che erano la miglior blues
band che
avesse sentito dagli anni 50. Questo diede una notevole spinta alla
loro carriera
e cominciarono ad arrivare proposte da tutte le parti. Da gruppo di
apertura
per i Roomful of Blues presto divennero loro la band di attrazione e
cominciarono a girare per tutto il mondo. Come
detto
purtroppo l'esperienza con i Fabulous finì a causa della sua dipendenza
dalla
droga e dalla conseguente sua difficoltà a girare il mondo in tour. E
sicuramente Keith era quello della band meno disposto a compromessi per
il
successo, per lui la musica era sacra. Jimmy
Vaughan
racconta di essersi riavvicinato a lui alla fine quando andò a trovarlo
in
punto di morte, in ospedale nel 1997. Keith quando lo vide gli disse:
“Jimmy mi
sei mancato“. Keith
era un
bassista mancino ma usava dei bassi da destro capovolgendoli ed
invertendo le
corde (come faceva anche Hendrix, al contrario invece di altri
mancini come Albert King che lasciavano
le corde al contrario, con quelle acute sopra).
Nella sua carriera aveva
posseduto numerosi Fender anni 50 che spesso poi vendeva o impegnava
per
procurarsi la droga. Non cambiava molto spesso le corde (“Si cambiano quando si rompono“) ed
usava gli
amplificatori che gli capitavano mantenendo però sempre il suo suono
inconfondibile, percussivo, essenziale e con un tono molto profondo ed
un
intelligente utilizzo delle corde a vuoto. Amava
gli animali
ed era sempre pronto a dare una mano agli amici che in grande numero
girovagavano sempre per la sua casa. Agli
inizi fu sul
punto di entrare nei nascenti ZZ Top su
proposta di Billy Gibbons ma preferì lasciare il posto al suo amico
Dusty Hill
che non smise mai di ringraziarlo per questo. Molto di più potete trovare nel libro di Detlef Schmidt “Keith Ferguson, Texas Blues Bass” dove l'autore racconta approfonditamente la sua storia attraverso una dettagliata ricerca ed aneddoti di chi lo ha conosciuto. Curiosa anche la storia di come sia nato questo libro. Infatti l'autore, bassista e scrittore tedesco, stava scrivendo un libro sui bassi Fender degli anni 50, quando un amico di Keith Ferguson, oltre a parlargli dei suoi bassi gli raccontò la storia di Keith, Schmidt ne fu talmente incuriosito da desiderare di scrivere la storia di questo musicista. E con numerose interviste effettuate tramite diversi viaggi nel Texas, Detlef Schmidt racconta esaurientemente la storia di questo grande bassista dei suoi bassi e di tutta la sua vita, corredata da moltissime foto. Da segnalare i contributi di Kim Wilson, Billy Gibbons, Jimmy Vaughan, Mike Buck, Fran Christina, Tommy Shannon e molti altri.
1979
-Girls go wild -Chrysalis
Records Big
Guitars from Texas. Big Guitars from Texas
vol.1- artisti vari -Jungle
records 1985 THE
TAILGATORS with THE
SOLID SENDERS With
other artists
1983 Havana
Moon with Carlos
Santana 1983 Check
This Action with LeRoi
Brothers 1994 Let The Dogs Run with Mike Morgan and Jim Suhler
Chicago
Beau è un personaggio importante della cultura afroamericana,
viaggiatore instancabile e promotore di moltissime iniziative
culturali, oltre ad essere un bluesman, cantante, armonicista, è un
poeta, scrittore, editore, produttore e mille altre cose. Un artista
sempre pronto a collaborare oltre che con i grandi del blues (cito
Pinetop Perkins per tutti), con musicisti jazz come Archie Shepp, agli
inizi della sua carriera, o gli Art Ensemble di Chicago, suoi grandi
amici, a cui ha dedicato anche un libro. Ci siamo conosciuti molti anni
fa in Sardegna, quando con la Jona's Blues Band lo abbiamo accompagnato
in una tournée sull'isola.
SB:
Hai girato un po' tutto il mondo, quale è stato il motivo che
ti spingeva a non fermarti mai? CB: La popolarità del blues è ciclica. C'è sempre
stata una base di pubblico di veri amanti del blues e fans di quegli
artisti
che hanno più visibilità come Buddy Guy, BB King, Koko Taylor ed altri
che sono
in giro da molti anni. E questi performers hanno spesso sperimentato
periodi
con meno lavoro. Così, un artista blues dovendo continuare la sua
attività,
deve suonare dovunque nel mondo e ogni volta che sia possibile.
Sfortunatamente, il Blues è una delle musiche che gode di meno
promozione. Così
come diceva Sonny Boy Williamson: ‘You got to catch it while it’s hot,
if you
let it cool, I won’t be worth a damn!’ E così, io mi fermerò solo
quando sarò troppo
vecchio per suonare. SB:
Quale è il paese in cui ti sei trovato più a tuo agio e perché? CB: Ogni
paese ha qualcosa di diverso da offrire.
Io apprezzo molto il clima caldo penso che sia nel mio DNA. Mi piace
Quebec ed
il Canada in generale per la loro diversità. Ho avuto belle esperienze
in
Islanda, con concerti live e registrazioni. Come sai ho vissuto in
Italia per
cinque anni principalmente per la bellezza del popolo italiano, la loro
grande
eredità culturale ed il loro apprezzamento per la Black music e la sua
cultura. Conosci l'espressione
‘different reason, different season.’ ( differenti ragioni differenti
stagioni
). Stagioni puo' indicare anche metaforicamente l'ètà di una persona .
A che
punto sei della tua vita. Le cose cambiano sempre. SB:
E dal punto di vista musicale quale ti sembrava il migliore? CB:
Italia,
Quebec, Senegal, Islanda, Kenya. Tutte grandi stagioni per differenti
ragioni.
Ma ho vissuto in Italia perchè ha qualcosa di magico. SB:
Quale è stato il motivo, secondo te, per cui molti afroamericani ad un
certo punto sembravano voler snobbare il blues mentre in Europa dei
giovani dai
capelli lunghi iniziavano a suonare proprio rifacendosi ai grandi
maestri
americani di questa musica? CB:
Prima
di tutto bisogna comprendere che il Blues , come genere, così come l'
Hip hop,
Jazz, R & B, etc., è solo la parte di un continuum (continuo) della
esperienza dei neri nelle Americhe, e dovunque.
Tieni a mente che la Black people negli United States non
è proprietaria
di quasi nessun grande media o rete di
informazione. I Neri in America sono
segregati sia come residenze che socialmente ed economicamente. La mancanza di interesse per il Blues da
parte dei Neri è causata da chi possiede i media. Il Blues è una forma
di arte
basata su una comunità che è accessibile a chiunque sia interessato. Intendo che il Blues, e altre tradizioni,
spesso non sono commercializzate da quelli che VIVONO L'ESPERIENZA
GIORNO DOPO
GIORNO ! Sfortunatamente, quelli che controllano l'aspetto
commercialmente non
hanno da dire qualcosa di positivo a meno che non ci possano fare soldi
,
Gianni, la gente nera in America non snobba il blues . Sarebbe bello se
avessero un ruolo anche nella gestione ed il potere finanziario per
supportarlo. Ma, credimi, Blues, Jazz, Dance, e tutte le arti sono
ancora vive
ed in buona salute nella Black
America…the Black Community. E questo include anche, Canada and Mexico
(Blaxicans). SB:
Cosa ne pensi, sinceramente, del blues suonato dagli europei? CB:
Penso
che ci sono molti musicisti di talento in Europa e che amano anche la
musica
Blues e rispettano le sue origini , e sono consci della tragedia durata
400
anni della schiavitù perpetuata dagli americani bianchi ed anche
europei. La
maggior parte di quelli che ho incontrato in Europa non stanno cercando
di
appropriarsi di una esperienza culturale di un altro popolo , al
contrario
degli Stati uniti dove molti promoter bianchi stanno cercando di
sminuire il
valore ed il significato storico della esperienza blues dei neri .
Negli Stati
uniti ci sono dei cosiddetti Blues Festivals con pochissime o nessuna
partecipazione di artisti neri. SB: C'è
qualche
aneddoto particolare che vuoi raccontare ai nostri lettori sui grandi
maestri
del blues che hai incontrato come ad esempio Pinetop Perkins? CB:
Bene,
Pinetop era una gran persona e gran performer. Aveva un grandissimo
senso
dell'umorismo e raccontava sempre storie su donne e situazioni pazze.
Tu sai
che dopo la morte di Otis Spann, Pinetop è diventato il pianista della
band di
Muddy Waters. Una volta hanno avuto un terribile incidente sulla
autostrada ed
al volante c'era un uomo chiamato Bo. Lui era una specie di guardia del
corpo,
tuttofare per Muddy. Ora
ti racconto qualcosa riguardo come ho avuto il mio soprannome Chicago
Beau. Nel
1968 , Muddy suonava in un club chiamato the Jazz Workshop a Boston.
Quando
Muddy aveva bisogno di qualcosa urlava : ‘Hey Bo!’. Come sentivo
chiamare , io
correvo da Muddy perchè ero giovane e volevo essergli di aiuto. Ma
nello stesso
tempo l'altro Bo mi fermava e mi diceva di stare lontano da Muddy. E'
successo
diverse volte così Muddy disse “Ne ho abbastana di queste stronzate.
Giovane
Beau d'ora in poi ti chiamerò Chicago Beau, ed
il vecchio Bo lo chiamerò semplicemente Bo“. Da quel
momento sono
diventato per tutti Chicago Beau. SB:
So che a Chicago hai cercato di creare una specie di Sindacato
musicisti, una iniziativa interessante che anche qui, con scarsi
risultati
abbiamo tentato, ci vuoi raccontare come è andata? CB: La
mia migliore risposta, presa direttamente
dal mio recente libro di memorie. Too
Much UnConvenience. …....Beau: Ad ogni
modo una
altra cosa che accade è che io e Valerie Wellington
decidemmo di formare una organizzazione in aiuto ad
ogni necessità degli artisti blues. La
chiammamo The Chicago Blues Artists
Coalition. Il
focus della organizzazione era assistenza
sanitaria, salari equi, istruzione,supporto
familiare, consulenza aziendale, pianificazione di eventi,raccolta
fondi, e
altro ancora. Al primo incontro parteciparono circa trenta musicisti.
Sai, Valerie
Wellington, era giovane e con poca esperienza per capire la natura
della
mentalità da padrone della piantagione dei proprietari dei clubs, ed in
generale la natura del business. I Proprietari dei locali di Chicago
rivendicavano quasi la proprietà dei musicisti che lavoravano
regolarmente nei
loro clubs. All'epoca erano in molti. Dissi a Valerie la stessa cosa
che direi
oggi “ tieni i tuoi affari lontano da tutti quelli che sono nel
business della
Chicago blues scene. Ovvero i proprietari dei
club , delle etichette discografiche, gli agenti di
booking, promoter ed
altro. L'ultima cosa che vogliono è che i musicisti si uniscano .Hanno
sfruttato per anni la
mancanza di alfabetizzazione, di senso
degli affari, la mancanza di fiducia in se stessi dei musicisti e la paura di rappresaglie per il pensiero
indipendente. Lo
dissi a Valerie,ma non mi ascoltò. Non aveva capito la natura della
bestia.
Lei voleva fare gli incontri al Rosa’s Lounge, secondo me , proprio la
tana
della bestia . Al primo incontro Tony, proprietario del club che ci
ospitava,
stava ascoltando con attenzione tutto quello che si diceva. Mentre ,
anche se
ci aveva concesso lo spazio, non sarebbe dovuto essere presente. E
credo che
l'unica ragione per cui era li, era per riportare tutto quello che
dicevamo
agli altri proprietari dei club. Mi dispiace dirlo ma tutti quei “ culi
stanchi” di artisti di blues persero ogni interesse nella coalizione.
Alcuni
che suonavano regolarmente al Kingston Mines dissero di essere stati
avvisati
da Doc Pellegrino che se stavano nella coalizione avrebbero perso il
loro
lavoro. Altri proprietari locali gli dissero che sarebbero stati loro a
prendersi cura delle loro necessità, non avevano bisogno di appartenere
a
nessuna coalizione. Questi incontri dovevano essere privati e
sicuramente
lontani dalle persone con cui poi dovevi trattare. Glielo ho detto
allora e lo
dico ancora. Tieni i tuoi affari segreti a Chicago fino a che non è il
momento
e poi rendili pubblici attraverso i tuoi canali ufficiali e la gente
che lavora
con te. J. Labosse: E'
un peccato che
la gente del blues non fosse pronta, e mancasse di coraggio per portare
avanti
questo cambiamento. CB: Esatto ,
ed avevamo
anche una buona copertura dei media. George Papajohn al
Chicago Tribune ci aveva scritto una grande storia, lo stesso Ebony magazine. Ma spesso la paura ti fotte.
Il sindacato del blues business instillo' la
paura nei cuori della gente del blues con le stesse
vecchie tattiche con
cui si prevenivano le rivolte degli schiavi: metterli uno contro gli
altri.
L'immaginazione collettiva di quelli contro la coalizione non riuscì a
capire
che ne avrebbero potuto trarre dei benefici. Credo che una Blues
organization
di successo poteva portare benefici ad ognuno che ne era coinvolto
perchè più
gente raggiungi più hai possibilità per nuovi business ed espandere la
tua
attività. SB:
Una altra tua iniziativa è stato l'Original Chicago Blues Annual, di
cosa si trattava esattamente? CB: Il
Blues Annual, un magazine, era un mezzo per la Blues/Black community
per avere
una propria voce. The Blues Annual abbinava musica, letteratura,
fotografia ed
altro. Era una risorsa per i
musicisti
per entrare in contatto tra loro, con promoter, fans e tutto quanto
collegato
al business dell'industria musicale. Era prima che Internet fosse così
diffuso. Non abbiamo mai fatto recensioni, solo elogi per gli artisti e
le loro opere. Io credo che le copertine e le interviste inserite
rappresentino la direzione
del magazine. Abbiamo avuto gli anziani Sunnyland
Slim, Pinetop Perkins, Junior Wells, and Billy Boy Arnold.
Abbiamo avuto una copertina Tribute to Blues
Women. C'è stata una copertina con me, e l'ultima con gli
Art Ensemble of Chicago, grandi innovatori
della Black Music , e portatori della
tradizione della Black music . Abbiamo pubblicato per sette anni
ed
avuto altre pubblicazioni e progetti per completare il magazine. Spesso
pubblicavamo articoli in diverse lingue incluso l'italiano. Infatti,
Alitalia
fu uno dei nostri grandi sponsor per cinque anni. SB:
Ci puoi raccontare qualcosa in particolare delle tue esperienze in
Italia? In particolare mi piacerebbe sapere come è nata la
collaborazione con
Roberto Murolo e come ti sei trovato con la musica napoletana? CB: L'idea della collaborazione con Murolo venne
al nostro vecchio amico Isio Saba ed il produttore Rocco . Murolo era d'accordo che una armonica bluesy poteva
essere un bel cambiamento di forma dal suo stile abituale. Così abbiamo
registrato un paio di tracce in studio e lo show TV per il suo 80th compleanno
a
Viareggio. SB:
Una domanda piuttosto delicata. In Italia purtroppo stiamo vivendo un
periodo difficile dove per la prima volta, a causa del flusso
migratorio di
africani nel nostro Paese, si cominciano a vedere i primi episodi di
razzismo
verso gente di colore. Una cosa che purtroppo negli USA avete già
sperimentato.
Quale è secondo te il modo migliore, al di là di leggi apposite, per
combattere
culturalmente questo brutto fenomeno? CB: Per
molte persone in ogni luogo, affrontare al
verità è difficile. L'africa per molti paesi europei è stata la terra
dei tesori:
oro, pietre preziose, petrolio, lavoro a basso costo libero e così via
. E
naturalmente, col passare del tempo, quelle persone, che spesso non
hanno altro
che le loro famiglie e gli abiti sulla schiena, arrivano a capire quale
è la
fonte, la ragione principale della loro situazione; le ex potenze
coloniali
dell'Europa. Non importa davvero quello che qualcuno pensa. Tra 100
anni, il
volto dell'Europa sarà cambiato. Nessuno può cambiarlo. I razzisti
malvagi e
insicuri troveranno sempre le persone da odiare. Pensa a questo: alcuni
del
nord vorrebbero separarsi dalle persone
più scure del sud. Quando gli italiani arrivarono negli Stati Uniti,
furono
considerati da molti meno che umani e molti furono linciati come lo
erano i
neri. E oggi, la quantità di odio infondato per le minoranze, gli
immigrati e
le persone gay negli Stati Uniti non è diminuita nel corso degli anni,
è
aumentata, a causa della paura del cambiamento e della paura in sé. Non
c'è
lotta contro l'ignoranza con la violenza, solo il tempo e la pazienza
determineranno un cambiamento. Ma se l'ignorante attacca , la
resistenza è
giustificata. SB:
A
Chicago hai creato la Straight Ahead Production, per produrre album di
artisti
blues. Quale è stato il criterio di scelta degli artisti e della
produzione di
cd? Ed il criterio alla GBW, era , il produttore esecutivo suggeriva e proponeva , io accettavo oppure non ero d'accordo. SB:
Nella scena musicale attuale vedi qualche artista che sta portando
avanti la grande tradizione del blues? CB:
Oh ce ne sono molti. Troppi da citare. Jus
Blues Foundation, una organizzazione di proprietà di neri che ha una
cerimonia
di premiazione ogni Agosto. Guarda il loro sito web per vedere un po'
di nomi.
(ndt www.jusblues.org).
E poi molti degli artisti più anziani ancora vanno forte .
Deitra Farr, John Primer, Billy Branch, Billy Boy Arnold, Sugar Blues e
molti
molti altri . E la banda creola , Jean Francois Fabiano, è molto forte
in Canada, ed ai Caraibi. SB:
Ci
puoi raccontare qualcosa della tua prima esperienza discografica a
Parigi con Archie Sheep? CB:
Bene,
Shepp aveva sentito me ed il mio amico Julio Finn, suonare
in un club a
Parigi nel 1969. Ci si avvicino' e disse che aveva pensato che due
armoniche in
tonalità diverse sarebbero state adatte alla musica che voleva
registrare . Il
giorno dopo , andammo in studio ed il resto è storia . Ero in paradiso, uno Shangri-la della musica . Alla session
c'erano grandi musicisti rivoluzionari : Lester Bowie, Jeanne Lee,
Philly Joe
Jones, Malachi Favors, Dave Burrell, e Archie Shepp.
Smokin! Quell' album è chiamato Blasé ed è
stato ristampato diverse volte. L'etichetta originale era
BYG, France. SB:
E
riguardo questa nuova esperienza, ci spieghi cosa è la Chicago Blues
Experience? CB:
Gianni,
CBE è una idea che avevo da un po' di tempo. Nel 2012 ho trovato
fantastici
partners, Sona Wang, e Bill Selonick, che sono diventati co-fondatori,
e ci
stiamo muovendo insieme per fare di questo sogno una realtà. Questo che
segue
è l'annuncio ufficiale dal nostro sito. www.chicagobluesexperience.com. Faremo
un annuncio ufficiale alla stampa a breve. SB:
Hai fatto tante cose, libri, cd, iniziative culturali, quale è la cosa
di cui vai più fiero? CB: E' difficile sceglierne una. Sono contento di tutte.
“Highway
61
Revisited” è uno degli album più importanti della discografia di Dylan
oltre che rappresentare un punto di svolta nell'evoluzione del Rock in
generale. Harvey
Brooks (nome d'arte di Harvey
Goldstein; New York, 4 luglio 1944) è un bassista jazz e folk statunitense. Oltre ad aver collaborato all'incisione
dell'album di Miles Davis "Bitches Brew", che fu
uno dei lavori fondamentali dello stile fusion,
Brooks è anche stato il primo bassista a godere di una certa notorietà nell'ambito
del folk rock. È stato con Bob Dylan, ha
registrato in diverse tracce per l'album "The Soft Parade" dei Doors, ha
partecipato alla "Super Session" con Al Kooper, Mike Bloomfield e Stephen Stills. "Era il 28 luglio 1965. Stavo
suonando allo Sniffin Court Inn sulla strada East 36th a Manhattan. Durante
l'intervallo mi sono spostato in un locale accanto, il Burger Heaven, quando è
arrivata una telefonata da Al Kooper: “Sto suonando su un album di Bob Dylan ed
hanno bisogno di un bassista, sei impegnato?”.
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