Gianluigi "Jimmy Joe"
Destradi (a cura di A.
Zittano)
Nato
a Trieste nel ’69 fa parte ben presto della SUPERBAND acustica di Herbie Goins.
Con la Jimmy Joe’s Band, in oltre dieci anni di attività, ha partecipato
praticamente a tutti i blues festival d’Italia condividendo il palco con Nick
Becattini, G.C. Crea, B. Tee, Post Blue Band, James Cotton, Dead Moon, Billy
Branch, Otis Grand, Poppa Chubby, Bob Dylan, Robben Ford, Santana, Vas T A.
Jackson, Doctor Feelgood, Andy J. Forrest, Tolo Marton, Treves Blues Band,
Morblues Band, Rudy Rotta, Duke Robillard, ed ha realizzato cinque lavori
discografici. I termini più usati dalla stampa nazionale nelle centinaia di
recensioni prodotte sono: l’ inossidabile “sangue nero”; fluido; modesto;
pacato; quasi timido; originale; sorprendente: che non cerca l’ esasperato
tecnicismo ma la concretezza; estrema pulizia stilistica; cresciuto a pane e
blues; "spinge" di brutto…
La Jimmy Joe’s Band è un trio (con Willy De Mattia e Giulio Roselli) che ho
avuto il grande piacere di conoscere nel novembre del 2002 allo Sly di Napoli
dove, con le Gocce di Blues, aprimmo il loro concerto. La prima cosa che subito
mi impressionò fu il furgone con il quale viaggiava tutta la famiglia in tour
per l’Italia. Infatti i genitori, Guido e Marina, sono i managers della band.
Quella serata fu indimenticabile non solo per l’ottima musica offerta ma
soprattutto per la bellezza d’animo e l’armonia di una vera e propria blues
family al completo. Pensarono a tutto e a tutti inviando foto, CD e filmato, a
tutta la direzione e collaboratori. Vi lascio immaginare la Jam finale con Mario
Insegna, Peppe O' Blues, Gennaro Porcelli e tanti altri esponenti del Blues
Partenopeo, che condivisero, ben felici, il palco con il triestino “cresciuto a
pane e Blues”. Si creò così, anche se solo per una sera, un legame capace di
annullare le migliaia di chilometri di autostrada e di riscaldare con la musica
i cuori di tutti i presenti che - in nome del Blues che ci accomuna - ebbero la
fortuna di assistere ad uno spettacolo che mi auguro sempre più spesso possa
ripetersi. Questo è ciò che si può ascoltare nella sua musica, nel suo modo di
scivolare tra le corde della chitarra e nel tono discreto del suo canto; è
questo che fa di Jimmy Joe uno dei più promettenti rappresentanti dello
Spaghetti Blues.
Intervista
SB: "È il Blues a scegliere il
musicista e non viceversa", a fronte di quest'idea popolare, quando e come il
Blues ti ha scelto?
JJ: Dopo la prima parte svolta con il gruppo "JIMMY JOE & THE YOUNGS",
prevalentemente con un repertorio fatto di covers r'n'r, ho sentito che dovevo
approfondire andando oltre nella ricerca di quel qualcosa in più che soltanto il
BLUES ha saputo darmi.
SB: sono ormai noti i grandi sforzi che hanno caratterizzato l'aspetto
manageriale della Jimmy Joe's Band, soprattutto quelli fatti nel proporre altri
musicisti italiani all'interno di direzioni artistiche di festival e rassegne
contribuendo alla divulgazione dello Spaghetti Blues. Cosa consigli ai musicisti
che vorrebbero seguire il vostro esempio?
JJ: Carissimo Amedeo, purtroppo devo essere sincero e senza peli sulla lingua
per risponderti. Quello che abbiamo ottenuto è stato fatto solamente con uno
sforzo sovraumano personale, ma amaramente, oggi come oggi, sto constatando che
vale più la CONOSCENZA che la dura e lunga gavetta che ti porta ad una buona
professionalità. Questo non è un buon consiglio per i giovani già sollecitati
dai mass media ad avere tutto e subito, ma speriamo che chi di dovere possa
capire queste cose e la finisca di attingere dal mondo artistico solamente dai
figli di......., di........, di........ Comunque se vogliamo fare una
graduatoria dell'importanza delle cose che si devono avere per arrivare alla
cima che tutti gli artisti ambiscono, per importanza al primo posto mettiamo LA
RACCOMANDAZIONE, al secondo LA FORTUNA, al terzo LA FAMIGLIA, e tristemente per
ultima LA BRAVURA E L'ARTE.
SB: chi ti conosce, dice che appartieni ad una vera e propria Blues Family in
quanto, tra le persone che maggiormente hanno sostenuto il tuo percorso
artistico, vi è anche la figura di tuo padre Guido, manager insieme a tua madre
Marina, della Jimmy Joe's Band. Quanto e come ha influito nella tua musica la
stretta collaborazione di parenti così vicini?
JJ: Sono stati fondamentali sin dal primo giorno. Incominciando da mia madre che
vedendomi strimpellare inutilmente una chitarra "quasi giocattolo" mi fece
prendere qualche lezione di musica. Le lezioni sono proseguite nel tempo oltre
all'appoggio, per la seconda volta, di mio padre e mia madre che ai primi esordi
da quindicenne sul palcoscenico, ci accompagnavano in macchina con la
strumentazione necessaria. La terza cosa fondamentale è stata per me il lavoro
svolto da mio padre in qualità di manager che, con la sua presenza di uomo
maturo, ci proteggeva da eventuali scorrettezze da parte dei gestori e nel
contempo ci procurava le serate essendo noi molto giovani. Facciamo un salto di
vent'anni ed arriviamo ad oggi: ora sono io un uomo maturo, con esperienza, ma
ciononostante ho sempre più il bisogno di una figura che si occupi della parte
manageriale dato che il mio lavoro impegnativo e la famiglia non mi danno la
possibilità di espletarlo in maniera costruttiva. Per non dire infine il
supporto spirituale nei momenti difficili.
SB: avendo partecipato praticamente a tutti i Festival Blues italiani, in tanti
anni di concerti condividendo il palco in Jam con tantissimi musicisti, quali
sono le principali differenze che hai notato sia nei musicisti che nel pubblico
tra il nord e il sud della nostra penisola?
JJ: Per quanto riguarda il pubblico posso dirti che quando c'è competenza e
passione il nord e il sud hanno la medesima anima, non posso dire questo per i
musicisti, a parte di poche eccezioni, in quanto ho trovato al sud quel calore
tra artisti che è il vero legame della musica nera. Posso citarti l'ultima volta
che ho suonato a Napoli, li ho trovato nella Jam un'unione senza prevaricazioni,
ma ho trovato anche un amico: Deo Blues Harp, che ricordo sempre e con il quale
spero prima o poi di ritrovarmi per trasportare su un palco quello che solamente
il blues può dare, sia a noi stessi che al pubblico presente, in quelle
occasioni che accomunano i musicisti di qualsiasi parte del mondo.
SB: Qual è il brano di tua composizione che più ti rappresenta e perché?
JJ: Siccome io sono prevalentemente un chitarrista, mi rappresentano tutti quei
pezzi strumentali, in quanto con la chitarra posso dare tutto quello che ho
nelle mie possibilità artistiche e che posso esprimere per il meglio.
SB: Live at Oxis: registrare un live è una esperienza sempre diversa...
raccontaci la tua, aspetti tecnici e umani.
JJ: suonare dal vivo e' un'esperienza unica, se poi vogliamo aggiungere che devi
dare più del massimo per avere una registrazione che dia a chi acquisterà il tuo
CD la sensazione di quel momento magico. Ti dico che il più delle volte questo
non riesce, anche perchè non hai i mezzi che possono avere i vari grandi della
musica. O ti riesce o tagli quella traccia; o senti quel brivido oppure la
scarti.
SB: cosa è per te il Blues?
JJ: Il blues è quella forza che ti permette di fare in una notte centinaia di
chilometri per salire su un palco di periferia aspettando un applauso che non
sempre trovi; è la tua chitarra, la tua batteria, il tuo basso, la tua armonica
e qualsivoglia altro strumento, che poi ti permette di dare quello che hai
dentro sperando in un feeling che non sempre trovi; è la tua vita la prima cosa
alla quale pensi dopo che ti sei svegliato, quello che ti permette di vivere la
tua giornata lavorativa, con il quale t'addormenti la notte; è il contrasto con
il gestore del locale al quale, il più delle volte, interessa solo il guadagno e
non pensa al tuo sudore, al carico e lo scarico degli strumenti, ai chilometri
fatti nella nebbia, allo studio e tutto quello che ti ha portato su quel palco;
è quella serata nella quale il pubblico è un tutt'uno con la tua anima; è quando
il battere ritmico delle mani si amalgama con il suono del tuo strumento; è
quando il coro dei presentiti risponde; è quando il sudore imperla la tua fronte
e nel contempo ti fa sognare; è una tua composizione che speri d'interpretarla
con i mostri sacri, ma che è una cosa tua che regali al pubblico senza
aspettarti nulla, solo un applauso; è suonare con un amico che hai visto per la
prima volta e forse non lo rivedrai più, ma la sua armonica con la mia chitarra
in quel momento danno il massimo non solo per gli altri ma, in quel preciso
istante, solamente per noi due; è una notte uggiosa di fine novembre a Napoli
con le note che si rincorrono e si fondono nelle nostre anime.
Discografia:
1996 FEW MINUTES BLUES
1998 TRIESTE LIVE - COMPILATION BANDS TRIESTINE
2000 MAYBE MORE THAN ONE
2003 SOUNDS GOOD - COMPILATION BLUES - LM RECORDS
2004 LIVE AT OXIS - LM RECORDS CROTALO
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