Lino Muoio a cura di Amedeo Zittano
Lino Muoio è una persona mite e modesta, parla poco ed a volte risponde solo con
gli occhi o con un sorriso. Imbraccia la sua chitarra come un padre fa con il
figlio e l’esecuzione è sempre precisa, pulita e carica di un groove schietto e
genuino.
Partenopeo, classe ’73, lo sentì suonare, per la prima volta, nell’inverno del
2002 in un locale di Posillipo. Ad occhi chiusi accompagnava “L’impiegato”, un
brano dei Blue Stuff con i quali suonava già da un anno prima.
Iniziò a suonare la chitarra dall’età di diciassette anni attratto dal rock di
Jimmy Page e di altre Star di quegli anni. Nello stesso periodo cominciò ad
avvicinarsi, insieme ad alcuni compagni di classe, al
circuito musicale
napoletano divertendosi con il Punk di Misfist, Agnostic ed altri. In seguito,
la passione per la chitarra lo spinse ad approfondire la tecnica e la cultura
musicale conducendolo inevitabilmente alle radici del Blues fino ad entrare a
far parte degli EDA, una blues band di Pozzuoli con la quale ha pubbllicato due
dischi che si sono rivelati un vero e proprio trampolino di lancio nel mare
della musica Blues. Un altro grande contributo gli fu fornito dal suo maestro,
Gianni Tamburelli, che lo spronò a partecipare, nel 1994, al suo primo disco,
“Nuovamente”, una compilation di chitarristi emergenti. Nel ‘98 realizzò l’album
“Fingerin’” con la voce di Massimo Bevilacqua. Dopo questo lavoro discografico
fece una breve esperienza con i SoulTanto con cui pubblicò un mini CD. Nel 2000
entrò a far parte dei Blue Stuff di Mario Insenga.
Attualmente Lino, oltre che continuare la sua avventura con i Blue Stuff,
impartisce lezioni private di chitarra e coltiva la passione della computer
music. Ad ottobre ha pubblicato il suo ultimo CD, “Blues On Me”, un gran bel
lavoro unplugged in cui è stato coadiuvato da grandi interpreti come: Guido
Migliaro, Mario Insenga, Massimo Furio, Gabriele Del Vecchio, Mino Berlano,
Francesco Miele, Gennaro Porcelli, Luigi Buono, Patrizio Buonaiuto e Stefano
Piccirillo. La messa a punto delle chitarre di Lino è curata da Fulvio
Sorrentino, chitarrista dei Blue Stuff e liutaio di chitarre anche resofoniche.
Una curiosità per finire: l’ironico appellativo Lino “Puozza campa' cient'anne”
Muoio è di Mario Insenga che così lo presenta al pubblico.
Intervista
SB: "E' il blues a scegliere il musicista". Supponendo vera quest’idea popolare,
quando e come il Blues ti ha scelto?
LM: Tutto è incominciato quando a 16,17 anni ho iniziato ad ascoltare dischi di
musica hard rock, affascinato da chitarristi come Angus Young, Jimmy Page, ecc.
Ho voluto imparare a suonare la chitarra e la ricerca delle origini del fraseggio
di questi grandi musicisti mi ha portato in modo naturale ad avvicinarmi al
Blues.
SB: Nel tuo percorso artistico hai avuto modo di vivere molteplici confronti
musicali in giro per l'Italia tra festival e clubs. Che idea ti sei fatto dello
spaghettiblues (sia dei musicisti che del pubblico)?
LM: Il pubblico in Italia non è educato ad ascoltare Blues. Il gusto musicale è
molto influenzato, per non dire creato e pilotato, dai mass media che non hanno
interesse per questo genere. La cerchia di appassionati di blues è ancora troppo
esigua.
Per quanto riguarda i musicisti blues italiani, ritengo che abbiamo un solo
difetto: nella loro interpretazione dei brani l’attenzione è rivolta più
all’esecuzione, come esercizio di stile e perfetta imitazione dell’originale,
che alla ricerca di una propria identità musicale.
SB: Il mandolino è uno strumento meno noto nel blues ma di grande efficacia.
Come nasce la passione e perché?
LM: Nasce dall’approfondimento sulle radici del blues. Nel Blues delle origini,
in cui si utilizzavano prevalentemente strumenti acustici, il mandolino era uno
strumento di derivazione europea con cui si accompagnavano alcuni tra i primi
grandi come: Sleepy John Estes, Johnny Young, Howard Armstrong, Charlie McCoy.
Così ho scoperto il più grande mandolinista del blues di sempre: Yank Rachell.
SB: Mario “Blue Train” Insenga e i Blue Stuff : come è nata l'amicizia?
LM: All’epoca, era il 1999, suonavo con gli EDA girando tra i vari locali di
Napoli (dove ancora si suonava dal vivo…). Frequentando il giro del blues
partenopeo, ho avuto modo di conoscere i Blues Stuff e partecipare a diverse jam
sessions. Quando uno dei loro chitarristi abbandonò il gruppo, Mario mi chiese
se volessi entrare nella band.
SB: Hai avuto modo di suonare con "grandi" del Blues? Raccontaci un aneddoto
LM: Si, durante la mia carriera artistica ho incontrato numerosi “miti” del
Blues contemporaneo.
Un episodio che ricordo con piacere è quando abbiamo aperto il concerto degli
Hot Tuna al festival del Blues ad Alcamo in Sicilia. Barry Mitterhoff, un
grandissimo mandolinista, dopo avermi sentito suonare il mandolino, è venuto a
complimentarsi con me e mi ha regalato il suo disco da solista, ad oggi
introvabile, autografato con un bel complimento. Abbiamo fatto amicizia e mi ha
autografato anche il mio mandolino Fender (anche se oggi la firma è quasi
sparita... eh, he..). L’episodio divertente è che, tra una chiacchiera e
l’altra, stavo andando via dimenticando il cd che mi aveva regalato nei camerini
e Barry mi rincorse per darmelo…che figuraccia!
SB: Come “giovane” chitarrista blues hai un consiglio da dare ad altri giovani
che hanno intrapreso la via del Blues?
LM: I miei consigli sono di ricercare, nello studio di un brano, il
significato originario che l’autore ha voluto dare non fermandosi, quindi, alla
mera esecuzione tecnica. Inoltre penso sia importante fare ricerche sugli autori
per trovare quello che più si addice ai propri gusti.
SB: e un consiglio "tecnico"?
LM: Gusto, melodia e precisione. Secondo me sono queste le chiavi di un buon
playing. Soprattutto non trascurare alcuni elementi tecnici, a prima vista
semplici, come il vibrato e il bending. Ho conosciuto tanti musicisti stonati
nel bending e senza il controllo del vibrato. E' un difetto che a mio avviso
limita le potenzialità espressive dello strumento e dello stesso musicista...
SB: Parlaci del Blues partenopeo
LM: A mio parere, la scena del Blues napoletano offre molti validissimi
musicisti che purtroppo non vengono valorizzati. Il Blues è diventato una genere
di nicchia, sconosciuto ai più, perché non pubblicizzato dai media. Inoltre, i
posti dove si suona sono sempre di meno e, attualmente, non vedo molte vie
d’uscita. Forse sarebbe necessario che la musica in generale “torni di moda” per
aver un po’ di respiro, ma è dura, durissima…
SB: Tre dischi a cui non puoi rinunciare.
LM: Più che dischi, ci sono artisti a cui non potrei rinunciare nel Blues:
Lonnie Johnson, Big Bill Broonzy, e il primo B.B.King
SB: “Blues On Me”, il tuo ultimo CD, come è nato e quali le aspettative?
LM: E’ nato dall’esigenza di voler scriver qualcosa di mio, che mi appartenesse
e parlasse di me, dopo anni di brani altrui, e l’ho fatto senza particolari
aspettative. Non mi interessava fare uno showcase tecnico o altro, per questo ho
evitato le cover scrivendo ogni brano con parole, musica e arrangiamenti. Mi
interessava dire qualcosa di me, che raccontasse la mia vita.
SB: Nel tuo ultimo lavoro discografico ti avvali della collaborazione canora di
due grandi maestri del blues partenopeo, Mario Insenga e Guido Migliaro, come
mai questa scelta?
LM: Oltre ad essere grandi e rinomati artisti, Guido e Mario sono ormai amici
di vecchia data. Quando ho scritto i brani mi è venuto naturale pensare a loro.
I loro “timbri” e le loro personalità hanno dato, a mio avviso, un grande valore
aggiunto ai brani e di questo sono molto soddisfatto.
SB: Autoproduzione: gioie e dolori...
LM: Sono davvero contento del lavoro, di come è stato svolto e portato a
termine, e del risultato ottenuto. Questo, insieme ai numerosi apprezzamenti
ricevuti da appassionati del genere e non, mi ripaga senz’altro delle energie
spese (fatica, tempo e denaro…).
SB: Qual’è, a tuo parere, il brano più significativo e perchè?
LM: “Sunrise”. E’ un brano nato in una notte di pioggia, sulla strada del
ritorno dopo una serata con i Blue Stuff. Mi colpì molto l’immagine di una
ragazza di marciapiede, (la sweet little girl di cui si parla nel testo), sola,
al buio e sotto la pioggia.
SB: Cos'è il Blues per te?
LM: Non è semplice, ma per me è un linguaggio per comunicare i propri stati
d'animo. La sua apparente semplicità, secondo me, non è altro che la sua vera
forza, quella che ti costringere ad essere te stesso in ogni situazione.
SB: Per finire, concedimi una domanda del tutto personale: a cosa hai rinunciato per il Blues?
LM: Sicuramente al sonno e ad una vita meno frenetica e sempre di corsa.
Discografia:
1994 Nuovamente (compilation)
1995 EDA - Sottotiro (compilation)
1997 EDA - Upstroke Live Collection (compilation)
1998 Lino Muoio - Fingerin’
1999 Blue Stuff – Roba Blues
2000 Soul Tanto – Songs (mini CD)
2002 Doctor Sunflower - Medicine taste vol.1
2003 Blue Stuff - Babe senti come suona il mio Blues (compilation)
2006 Doctor Sunflower - Omaggio a New Orleans
2007 Doctor Sunflower - Medicine taste vol.2
2008 Blue Stuff - Altra gente altro Blues
2008 Lino Muoio - Blues On Me
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