Lello Panico (a cura di Angelo Agrippa)
Lello
Panico, chitarrista e autore di origine casertana. In gioventù ha militato nei
principali gruppi casertani degli anni '70, distinguendosi subito per ottima
tecnica, grande feeling e notevole apertura in vari campi, dal Rock al Jazz, al
Blues. Le sue
esibizioni sono robuste, piene di gioiosi e sanguigni solo, derivati da solide
basi fondate su Hendrix, S.R. Vaughan e dalla black music. La sua notevole
qualità di tocco e del suono, derivategli da una continua militanza sui
palcoscenici italiani, lo hanno portato con successo ad importanti festivals
come Roma Jazz Image, Pompei Jazz, Liri Blues, Monteroduni Guitar Festival,
Bruxelles Sounds Festival, Buenos Aires, ed altri. Durante le sue due recenti
esibizioni, al "Caserta On Stage" (14 Giugno 2001) al fianco dei Blue Messengers
e della potente vocalist di Chicago Deitra Farr e (11 Luglio 2001 ) all'ex
Ospedale Militare di Napoli durante la rassegna 'Jazz a Napoli', ha tenuto per
più di un'ora il pubblico inchiodato alle sedie: la grande fantasia del suo
lavoro ritmico, e il calore dei suoi riffs, hanno conquistato anche chi non
frequenta abitualmente il Blues.
Panico era già da tempo conosciuto nel territorio Jazz campano quando ha
realizzato, nel 1989, il primo progetto a suo nome, "Fronne", in cui ha reso
omaggio ai grandi del jazz. Il disco, accolto con grande favore dalla critica, è
ancora oggi un eccellente lavoro sia per freschezza esecutiva che per dinamica
di registrazione. Raggiunge un momento di grossa popolarità a partire dall'anno
successivo quando, al fianco di due importanti chitarristi Jazz, forma il trio "Guitar
Madness" realizzando l'omonimo album nel 1990. Nel 1992 realizza da solista il
CD "The secret" al fianco di fuoriclasse internazionali come John Patitucci,
Joey Calderazzo e Rick Margitza.
A metà degli anni 90 riscopre il suo amore per il blues che lo porta a fondare
il gruppo dei Blue Messengers, in cui è chitarrista ed autore di tutte le
musiche originali. "Blue Messengers" è una “modern blues band” formata da
musicisti di grande esperienza e con collaborazioni prestigiose nel blues, nel
jazz, nel rock, nella black music.
Panico è insegnante di Jazz-Blues al Saint Louis Music Center di Roma e cura una
rubrica didattica dedicata al Blues sul mensile specializzato AXE. Lello Panico
collabora con Tim Fritz, ottimo cantante e bassista di blues, nella "FRITZ
GANG", trio di blues elettrico. Nato e cresciuto a NY, Fritz vanta prestigiose
collaborazioni: una fra tutte quella come bassista nella Popa Chubby band.
Grazie a lui e al lungo tour in Europa ha conosciuto e si è innamorato
dell'Italia.
Intervista
SB: “È il Blues a scegliere il musicista e non viceversa”, a fronte di quest’idea
popolare, quando e come il Blues ti ha scelto?
LP: Trovo abbastanza folkloristico questo luogo comune per cui il blues sceglie
l'artista e non viceversa. Sicuramente ci sono abbastanza guai in giro per il
mondo in grado di scatenare tutto il blues possibile da parte di musicisti con
la giusta sensibilità (anche sociale) e comunque credo che, attualmente, il
miglior blues in circolazione lo facciano i musicisti dal grande talento che
amano profondamente questo linguaggio. Si, credo che siano i musicisti a
scegliere come vivere e cosa suonare. Io vengo dal linguaggio del blues perchè,
come tanti della mia generazione, l'ho masticato attraverso la british invasion,
il soul, il grande rock. Questo, come chitarrista, ha affinato il mio tocco e il
mio linguaggio ma devo dire che amo anche tanta altra musica e il soul, il il
funk, il jazz e la grande tradizione dei songwriters americani sono parte
integrante del mio linguaggio e del mio retaggio culturale..... Ammazza, che
parolone.
SB: secondo te, cosa significa suonare blues ed essere un bianco italiano?
LP: Ho passato quasi tutto il mese di settembre a New York a suonare, e mi è
capitato di fare jam con decine e decine di musicisti. Beh, ti assicuro che il
mondo si è fatto davvero più piccolo. Il blues bianco non me lo invento io e
prendere applausi nei club newyorkesi mi ha fatto capire solo che bisogna che mi
muova più in fretta, se voglio uno spazio anche li. Certo, fare "l'americano a
Roma" è molto più relax: vuoi mettere N.Y. con Roma? Loro non hanno nemmeno idea
di cosa sia la qualità della vita in una città bella come Roma.
SB: chi è Jimi Hendrix ?
LP: Rispondere ad una domanda su Jimi dopo tutto quel che si è già detto e
scritto mi pare davvero arduo, ma ci provo. Avevo 11 anni e giocavo in casa con
gli amichetti con la radio accesa (la radio era davvero magica nel 1968). In
casa mia la musica era un punto fermo, visto che mio fratello suonava la
chitarra nei gruppi che rifacevano il verso ai Beatles ed io ero il fenomeno da
baraccone che accordava la chitarra al fratellone e arpeggiava a voce tutti gli
accordi maggiori e minori senza sapere un accidente; d'altra parte la musica era
nell'aria e io non sentivo il bisogno di imparare a suonarla fino a quando non
sentii Jimi alla radio che suonava Crosstown Traffic. Da allora la chitarra e
l'essere chitarrista assunsero per me un significato molto diverso... volevo a
tutti i costi urlare con la chitarra come faceva lui. “Kids wonna rock, you know”.
Ma, aldilà dell'esperienza personale, io credo fermamente che Jimi resti uno dei
più grandi songwriter di tutti i tempi; lui ha scritto canzoni che ancora adesso
sembrano fatte per un domani e il suo modo di suonare la chitarra ha segnato il
rock per sempre. Lui aveva il blues sul serio e, ascoltando recentemente Wodoo
chile, ho sentito l'essenza del Delta blues suonato con una Strato a 3000 di
volume con un pedale wha. Jimi é stato molto importante circa la mia decisione
di imbracciare una chitarra, ma credo che sia lo stesso per centinaia e
centinaia di altri chitarristi.
SB: Quali sono i grandi chitarristi del passato cui ti sei ispirato e quali sono
i chitarristi che oggi vedi come i più influenti per te ed in generale
nell'universo della chitarra?
LP: Ho suonato un sacco di musica e ascoltato un sacco di chitarristi, ma credo
che, per il rock blues, i miei idoli del passato siano Jimi, Clapton, Johnny
Winter, Rory Callagher, Jimmy Page, Duanne Allman. Per il jazz (ho un passato
come chitarrista di jazz...) Wess Montgomery, Jim Hall, Joe Pass, insomma i
capiscuola. i Grandi padri del blues elettrico li ho scoperti più tardi e, pur
avendolo ascoltato fin da piccolo, solo da qualche anno ho scoperto di amare
perdutamente BB King. Ascolto moltissimo Michael Bloomfield; credo che sia stato
il più grande chitarrista di blues bianco del passato e la più grande influenza
per quello che io considero a tutti gli effetti uno fra i più grandi talenti in
circolazione: Robben Ford. Mi piacciono moltissimo i chitarristi neri di soul
blues come Eric Gale e Cornell Dupree e adoro... Hey! basta così.
SB: qual è il tuo CD preferito ?
LP: Cosa intendi per mio CD preferito? registrato da me o in mio possesso? Se
intendi un album di mia fattura, posso dirti che tutti gli album a mio nome mi
sono cari e tutti hanno qualcosa di me che sono contento sia venuto fuori, sia
nel blues che nel jazz, tranne l'esperienza di Guitar Madness che sinceramente
non rifarei. Sono molto legato agli album dei Blue Messengers che, ancora
adesso, trovo siano stati una grande esperienza di musica e vita on the road. Il
nuovo album con Tim Fritz* é stato registrato in una casa di campagna ed era più
il tempo che passavamo a bere e mangiare che non quello passato a preoccuparci
per la musica, per cui il risultato è stato un disco pieno di relax ed energia.
Vuoi sapere adesso quali sono i dischi in mio possesso che io preferisco? Ce
l'hai un paio d'ore?....
SB: c’è stato un momento particolare che ti ha fatto decidere per questa
carriera? E quali furono gli ascolti che ti hanno spinto a questa scelta?
LP: Non so, ma mi pare che all'età di 15 anni, una sera tornando a casa per
cena, pensai che a me non mi fregava un accidente d'altro che non fosse suonare
la chitarra.
SB:hai suonato con alcuni dei migliori artisti del mondo. Qual è l’esperienza
che ricordi più volentieri?
LP: Beh, ricordo che scendendo dal palco di un grande festival di blues come
opening act per Robben Ford, un sacco di gente mi aggredì letteralmente
dicendomi di aver gradito molto più il mio set che quello del grande Robben....
era una grande cazzata ma in fondo fà piacere sentirsi fare tali complimenti. Il
fatto è che l'autunno seguente me lo sono ritrovato davanti in occasione di un
suo seminario al S. Louis di Roma, dove tengo la "cattedra" di chitarra blues
jazz. Mi ha invitato a suonare un paio di brani con lui ed è stato molto
divertente. I miei allievi conservano gelosamente la registrazione di quella jam.
SB: primi anni ’70 gli albori dello Spaghetti Blues… come hai vissuto quegli
anni e come si è evoluto, a trentenni di distanza, il panorama bluesistico
italiano?
LP: nei primi anni 70 in Italia il blues in quanto tale non esisteva affatto, o
meglio, c'era in giro qualcuno che faceva i primi vagiti, come Roberto Ciotti
ma, per il resto, davvero poca roba. Attualmente in Italia il blues vive nei
festival estivi dove lo spazio per i musicisti italiani in alcuni di questi è
davvero esiguo (tranne che non si voglia partecipare alle eliminatorie per
suonare gratis a Pistoia... che tristezza!), oppure i club che, comunque, fanno
una politica coraggiosa. L'unica è tirare dritto facendo le proprie cose e
cercando di portarle fuori dall'Italia
SB: l’uso di Internet può cambiare in qualche modo il mondo del Blues ?
LP: L'ha già cambiato. Almeno per me è stato così. I miei album sono recensiti
dai più grandi siti di blues del mondo e sono nelle play list delle “blues radio
on line” più seguite al mondo e in alcune di queste sono ai primi posti delle
classifiche di ascolto, vedi Electric Blues. Tramite internet e i siti di blues
i miei album sono arrivati nelle radio FM di parecchi paesi. Inoltre i miei
album sono in vendita su CD Baby e, tutto sommato, va benino.
SB: quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro ?
LP: sto scrivendo un metodo con CD per chitarra modern blues per la W.B. e sarà
presentato in occasione della fiera di Rimini nella prossima primavera. Sto
scrivendo il materiale per un album con una funk band davvero fantastica che si
è formata nelle jam notturne a Manhattan con Ferocious Guyocious, batterista di
Sly Stone. A gennaio prossimo sarò in giro per i club italiani ed europei con la
grande blues singer Path Brown. Intanto sono sempre in giro a suonare con le due
band con cui lavoro di più negli ultimi anni, e cioè Lello Panico & the Fritz
Gang con Tim Fritz (ex Popa Chubby Band) e The Willie Dixon Song Book, un power
trio con Mick Brill dedicato al padre del Chicago Blues.
SB: cosa è per te il Blues? In che modo il Blues pensi possa influire sulle
persone?
LP: Il blues è tante cose. é un linguaggio musicale, una delle forme d'arte che
hanno contrassegnato lo scorso secolo, come il cinema e il jazz. Ma credo sia
anche molto più di questo, anche solo musicalmente. Per esempio dal blues
vengono fuori le forme musicali popolari che hanno fatto la gioia dei nostri
giorni e, purtroppo, la fortuna dell'industria discografica che alla fine ha
fatto fuori l'arte in ragione del profitto bieco. Per me il blues resta la mia
strada per andare dalla gente ed è una strada ancora in costruzione e credo che
lo sarà per sempre, qualsiasi direzione prenda. Il blues potrebbe influire
socialmente sulle persone perchè la storia del blues è una storia di sofferenza,
amore, sangue e lacrime, per cui è la storia di tutta la gente. Ma è anche un
linguaggio, ed è un linguaggio americano che non ci appartiene se non per
parallelismi. Io suono il blues perchè ho sentito Jimi alla radio da piccolo e
ascoltavo i dischi di Ray Charles di mio padre, ma con un altro background
probabilmente adesso sarei un violinista classico, oppure uno spazzino. Vero è
che, in ragione dell'impero americano, il blues, come il jazz e tanto altro, è
diventato un linguaggio planetario. E' vera anche un'altra cosa: un bluesman
suonerà sempre per la gente e con la gente, perchè lo scopo ultimo del blues è
cantare la gente, in America come in Italia. Un salutone a tutti i cats di
spaghetti blues e venite a trovarmi quando suono in giro. Fatevi un giro su
www.lellopanico.com, mandatemi una email e vi terrò informati sui miei eventuali
concerti nella vostra zona. Ciao.
Discografia
1989 "PHOENIX" con: D.Rea, M.Urbani, S.Sabatini,P.Matino, M.Giammarco (GALA)
1990 "GUITAR MADNESS" con: U.Fiorentino, F.Mariani, R.Gatto, E.Pietropaoli (NUEVA)
1992 "THE SECRET" con: J.Patitucci, J.Calderazzo, R.Margitza, S.Di Battista (VIA
VENETO JAZZ)
1997 "BLUE MESSENGERS" con i Blue Messengers (BAOL MUSIC)
2000 "BLUES TO GRAY" con i Blue Messengers
2003 "OUT OF THE BLUE" Lello Panico & The Fritz Gang
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