Per un pugno di... Blues
(giugno 2008)
In questi anni, grazie all’avventura Spaghetti & Blues, abbiamo avuto modo di
conoscere più nel dettaglio la comunità bluesistica italiana e, di
conseguenza, anche le gioie e i dolori dell'essere "in blues" nel nostro Bel
paese.
In particolare vorremmo attirare l'attenzione del lettore, che si sa non è solo
un musicista e/o "addetto ai lavori" (il gran numero di visite che registriamo
ci fanno pensare che spaghettiblues.it sia frequentato non solo da chi ama il
blues italiano ma anche dal semplice “simpatizzante”), sull'aspetto che più di
tutti affligge il virtuoso musicista nostrano, e cioè l'ingombrante esistenza di
due tipologie di pseudo-musicisti:
Pseudo-musicista del primo tipo: l'ormai popolare "bluesman da pianobar":
Premesso che i veri
musicisti da pianobar sono ormai delle vere mosche bianche e godono del nostro
massimo rispetto, i "bluesmen da pianobar" sono coloro che danneggiano
gravemente il blues sotto l'aspetto culturale proponendo alcuni dei più
commerciali standards come: la brutta copia di "Sweet Home Chicago" o, alla
meglio, "Thrill Is Gone" di Blues Boy King, miste ad un repertorio Pop/Rock in
stile cover band da matrimonio. Noi non le definiremmo neanche Blues Bands,
anche se si propongono come tali... Certo! anche il livello del gestore
medio di club è molto calato. Alcuni veterani della notte ci raccontano che in
passato se si faceva musica in un locale, il gestore era un appassionato se non
addirittura un musicista. Oggi il gestore organizza serate musicali per riempire
ulteriormente "il boccale" ma di musica non ne capisce un beneamato cappero.
Pseudo-musicista del secondo tipo: il povero "guastapiazza".
Danneggia tutti
nell'aspetto economico/professionale, sia chi con la musica intende viverci, sia
chi si è rassegnato a dover svolgere un "primo" lavoro per campare senza
svendere la propria arte. I "guastapiazza" si propongono per una manciata di
Euri. Addirittura sappiamo di ragazzi che suonano gratuitamente, solo in
cambio di qualche birra, perché sparano di “cuccare”. Quest'ultimo fenomeno
nuoce particolarmente in quanto spinge gli organizzatori (tranne rare eccezioni)
a non corrispondere più un giusto cachet ad un professionista potendo contare su
ragazzetti che, per di più, hanno uno stuolo di amici al seguito.
In verità esiste anche un'altra tipologia, una sorta di
sottoclasse del
secondo tipo: il "guastapiazza sfigato".
cioè quei tipi che
suonano per mezzo euro (o addirittura a gratis con la scusa di farsi conoscere)
proponendo il blues nella maniera più canonica e scontata possibile... due ore
di shuffle (in alcuni casi solo strumentale) che costringono gli avventori, non
sempre educati al blues, a trascinarsi fuori dal locale con una carriola tra le
gambe rinunciando definitivamente a questo genere musicale. A tal proposito ci
viene in mente un detto: "Quanto chiedi, Quello vali!"
ATTENZIONE!
Esistono
anche pseudo-musicisti "speciali", i "bluesman da pianobar guastapiazza sfigati"
questa ovviamente è una razza assai peggiore delle precedenti e pare che negli
ultimi anni il suo numero stia pericolosamente aumentando nei circuiti musicali
nazionali...
Questi "signori", che fino a qualche anno fa chiamavamo "satelliti" (in quanto
giravano attorno ai circuiti musicali ma non si capiva a quale pianeta
appartenessero), creano serio nocumento al Blues italiano in quanto favoriscono
le seguenti condizioni:
prima condizione:
Il pubblico, già
rimbecillito dalla musica commerciale e dai tormentoni di turno, non riesce a
conosce il vero senso del Blues ed è portato a pensare che la nostra musica
faccia parte di quel repertorio da pianobar fatto di canzonette e dediche, se
non - peggio ancora - che il blues sia una musica pallosa da cui stare alla
larga.
seconda condizione:
I gestori non
pagano più i "musicisti seri" perché di solito un musicista non fa anche il PR.
terza condizione:
I musicisti seri
hanno sempre più difficoltà a trovare ingaggi seri. Sopravvivono solo i pochi
nomi più famosi mentre gli altri (altrettanto bravi) non suonano quasi più.
Temiamo seriamente che quando smetteranno di esistere gli ultimi baluardi dello
spaghetti Blues non rimarrà più nessuno a suonarlo. Le nuove leve infatti non
hanno il tempo di crescere perché purtroppo di solo Blues non si vive e bisogna
pur mangiare...
Domanda:
com'è possibile
creare delle alternative a queste dannose tendenze?
I vostri interventi
"Innanzitutto complimenti per la brillante
classificazione che strappa in più di un passaggio qualche sorriso amaro.
Ci sarebbe anche l'infermiere, l'avvocatuccio, l'insegnante, il carabiniere e
tutti quelli che il sabato sera mettono la divisa da bluesman consumato,
prendono lo strumento (rimasto rigorosamente nella custodia per una intera
settimana.!!), e vanno a suonare per 20 Euro, e che pretendono di parlarmi di
come è dura la vita del musicista, così, alla pari, come se niente fosse.
A me, con una figlia di 9 anni, che vivo di musica da 22 anni, senza una
garanzia, senza poter neanche comprare un televisore a rate perchè nessuno mi
farà mai un finanziamento, a me che non avrò mai una pensione, a me che giro con
una Tipo che non vogliono nemmeno allo scasso e magari il tizio ha un'Audi nuova
fiammante parcheggiata fuori.
Bisogna legittimare la categoria del musicista in generale, chi fa un altro
lavoro non deve poter suonare, se non altro non nel circuito dei professionisti.
Oppure si mettessero in regola, dimostrassero la loro professionalità e
pagassero le tasse anche sul secondo lavoro da musicista.
Ci sono anche tante categorie professionali che non permettono un secondo
lavoro, e perchè dovrebbero fare il musicista (e male!!) e farla franca?
Voglio avere un ruolo nella società,esistere lavorativamente e perchè no anche
fiscalmente,se mi si mette in condizione di esserlo.
Basta guardare come sono organizzati in U.S.A., ma anche in Spagna, Francia,
Germania, Inghilterra ecc...
Scusa lo sfogo, ma ci sarebbe ancora altro da dire..."
bassomino@libero.it
"Ciao, io suono in un duo chitarra/voce che va in giro per i piccoli locali
della provincia a fare qualche serata.
A scanso di equivoci ti dico subito quanto chiediamo: 150,00 euro a serata, per
circa due ore, in nero, senza ENPALS, alla SIAE pensa il gestore del locale,
portando noi tutto l'impianto.
Io non mi ritengo un professionista della musica, perché per vivere faccio un
mestiere "normale", ma non faccio nemmeno musica commerciale (abbiamo un
repertorio di cantautrici italiane e americane spesso sconosciute e una decina
di pezzi nostri). D'altra parte mi ritengo anche uno che di musica ci capisce
qualcosa, avendo studiato per quasi otto anni al conservatorio.
Ora vengo al dunque. Sono d'accordo sul fatto che siamo tartassati da musica di
bassa qualità, cover e tribute band, anni 70/80 in ogni locale, ma proporre
musica propria o musica inusuale è veramente difficile.
Quando porti un demo in un locale la prima cosa che ti chiedono è se porti
gente, pubblico che beva cocktails e non caffè o aranciate. Della musica non
gliene frega più di tanto.
Se poi gli chiedi anche delle cifre da nuovi arrivi, e non da saldi di fine
stagione, allora non ti prendono nemmeno in considerazione. Cosa potremmo fare
altrimenti? Un musicista ha voglia di suonare in pubblico e purtroppo, a volte,
per la voglia di farlo sei disposto a suonare per pochi spiccioli, magari anche
musica di qualità...
GRAZIE per lo spazio. Matteo"
"Purtroppo… l’analisi fatta da “Spaghettiblues” risponde al vero…. ma sono cose
che già conosciamo e che abbiamo spesso, vissuto sulla nostra pelle.
L'importante è crederci sempre e continuare sulla strada scelta, nonostante
tutto…
Ciao MaxFurio"
"L'avimma accirere!!!"
Ermanno Alviggi
"Finalmente! Qualcuno se ne è accorto!! Non ce la facevo più!! Non che scrive
sia il miglior Bluesman italiano, di certo e non vi è dubbio, ho gran rispetto
per questa musica.
Faccio il musicista a tempo pieno, ho famiglia, due figlie e per fortuna riesco
ancora a vivere dignitosamente. Tuttavia faccio fatica ad accettare questa
situazione. In Italia per vivere da musicista devi per forza suonare della
robaccia o, se sei fortunato, devi fare il turnista con qualche cantante. Si, ma
che centra questo con la musica? Un musicista vero sente la necessità di
esprimere un concetto, uno stato d'animo, negargli tutto ciò è un delitto!
Assisto quotidianamente ad uno spettacolo pietoso: idioti nel vero senso della
parola che predicano il verbo del BLUES e si investono di una autorità che
nessuno gli riconosce. In verità questi furbacchioni, approfittando della
dilagante ignoranza e incompetenza del pubblico italiano, organizzano festival,
sono responsabili di importanti manifestazioni, suonano gratis ovunque a patto
che vi sia il loro nome sul manifesto!
La colpa è di tutti quelli che dietro sparlano e davanti poi: "è tutto ok,
Man?". Per non parlare di noti musicisti che vanno a fare delle figuracce vere e
proprie per 4 soldi, complici consapevoli di questo misfatto!
Io non voglio essere rappresentato da questa gente! Il blues è una cosa seria, è
cultura, uno stile di vita! Andate a giocare da un'altra parte, c'è Maria De
Filippi, Simona Ventura, La Corrida, Buona Domenica!!! Ce n'è per tutti, grandi
e piccini!
E per concludere ci si aggiunge il fatto che non abbiamo un sindacato che
funziona, che distingua il professionista da chi suona per hobby. Si è vero c'è
il SIAM, ma chi tutela? La soluzione al problema? Se li conosci li eviti,
pertanto leggete il vademecum in fondo pagina che potete pubblicare come
foglietto informativo :-)
Grazie per lo sfogo. Stasera mangerò spaghetti!"
Con stima. Alfred Karl Parolino
"Non sono un musicista professionista ma penso che in teoria sarebbe giusto
creare 2 circuiti musicali.
Pero' se stiamo parlando di blues occorre tener conto di un fatto fondamentale:
il blues e' nato come musica popolare regionale (nel senso che e' nata dal
popolo afroamericano e ha seguito storicamente, geograficamente e socialmente,
al storia appunto di quel popolo)e si e'diffuso poi in altre zone degli USA e
quindi al mondo intero. Per questo inizialmente e in parte anche oggi e' suonato
da musicisti non professionisti (perlomeno non solo). Perchè in Italia dovrebbe
essere diverso?
Anche B.B.King (parlo di uno che e' senz'altro il bluesman piu' noto anche al di
fuori di un ambito blues) all'inizio ha dovuto fare altri lavori e molti
musicisti americani non affermati sono costretti a fare un altro lavoro.
Anche per questo dire che sicuramente un non professionista non deve poter
suonare il blues in pubblico mi sembra sbagliato.
Ora se ci rituffiamo nella situazione che ci riguarda piu' direttamente (ovvero
quella italiana) possiamo dire che la professione del musicista in generale non
viene considerata nel modo giusto . La cosa e' tanto piu' grave in quanto siamo
in una nazione come l'Italia che invece dovrebbe valorizzarla proprio per
mantenere la tradizione musicale che fino a pochi decenni fa ci veniva
unanimemente riconosciuta a livello mondiale.
Quindi se per la musica in generale forse andrebbe bene tenere distinti i 2
canali , per il blues e per le altre forme di musica popolare la cosa non
sarebbe giusta e poi comunque non funzionerebbe.
Nella situazione musicale italiana reale di oggi si tratta comunque di
fantascienza. Poter mettere su 2 canali di diffusione musicale distinti in un
paese in cui una sola sta in piedi con lo sputo e' impossibile: il problema è
che oggi la gente è in grado di riconoscere le espressioni artistiche di valore
(per gente intendo purtroppo spesso anche molti addetti ai lavori) e quindi non
è disposta a spendere e investire in esse. Se a questo aggiungiamo che la
situazione economica che viviamo ha portato a ridurre drasticamente i consumi
per i beni "voluttuari" il quadro e' completo.
Dimenticavo di dire che suono blues da piu' di 25 anni e credo di farlo con
passione e cuore, ma sopratutto con rispetto sia per il blues, sia per la gente
che viene ad ascoltarmi. Purtroppo non tutti quelli che si dichiarano musicisti
di blues, indipendentemente dal fatto che siano piu' o meno bravi di me e che lo
facciano di mestiere o no, possono in tutta onestà dire lo stesso.
Non suonando per professione in piu' ho la fortuna di poter rifiutare situazioni
degradanti in cui quello che fai viene davvero considerato poco, alcuni altri
invece dovendoci campare, sono costretti ad accettare condizioni e paghe
assurde.
Un abbraccio tutti gli spaghettari."
Gennaro Carrillo
"Come si può invertire questa tendenza? Forse c'è bisogno di nuovi locali aperti
proprio da musicisti che riconoscono la gravità della situazione. Smettere di
suonare per aprire un locale sarebbe un sacrificio, nonchè un rischio e poi
pochi possono permetterselo. Si è mai pensato ad una cooperativa di musicisti?
Sarebbe bello creare un punto di riferimento, un circuito di promozione della
buona musica che comprenda più locali sparsi un po' dappertutto dove gli pseudo
musicisti sfigati o no che siano possano essere solo spettatori. Altra soluzione
potrebbe essere una sorta di bollino, di marchio di qualità e i locali che ce
l'avranno sono quelli dove sicuramente trovi buona musica. Ho visto musicisti
riunirsi in cooperative per aprire scuole di musica, perchè non fare lo stesso
discorso su scala più ampia per questi obbiettivi?
Occhio a non cadere nell'eccesso opposto. Occhio a non creare una casta chiusa.
Un blues fatto solo di veterani non ha futuro e non porta con sé alcuna novità."
m.cartisano
"E' un grande dispiacere leggere vostri resoconti! Mi ricordano l'Italia 1970
quando non era possibile per me come autore/paroliere dei Blues Right Off essere
associato alla SIAE. Bastò allora una letterina inviata in Danimarca alla KODA
(la SIAE danese), e mi mandarono a Venezia bollettini da riempire bastanti per
molti ellepi ! Vi è tuttora troppa burocrazia in Italia, ovviamente.
Lato-Blues: tre accordi, testi piuttosto semplici ecc., sono facili da imparare.
Ma non è Blues se non vi è presente l'anima struggente di chi esegue."
claes@galleriprojekt.dk
"Se ci crediamo davvero, qualcosa può cambiare. Dobbiamo essere uniti e,
soprattutto, evitare di collaborare con quegli pseudo musicisti che non
reputiamo validi artisticamente, anche se ci fanno fare qualche seratina in più.
Se riusciamo ad evitare tutte queste "collaborazioni" che, alla fine ci fanno
guadagnare qualche euro in più, ma che ci fanno regredire artisticamente, allora
possiamo anche riappropriarci del nostro AMATISSIMO BLUES. Un abbraccio a tutti
quelli che stanno soffrendo questo momento difficilissimo ma, che ci credono...
sempre.
P.S. Molti miei allievi, adolescenti, quando iniziano le prime lezioni di
chitarra, ascoltano quello che passano su MTV, per loro il Blues è una musica di
cui hanno solo sentito parlare, quando poi gli faccio conoscere i vari B.B.King,
SRV, B. Setzer, J. Hendrix non gli va di ascoltare altro... ah, se MTV passasse
questi artisti..."
Keep on Bluesin', Carmine.
"Beh, io sono prima di tutto un grosso appassionato di Blues (quest'anno le mie
vacanza saranno sulla highway 61) e chi mi conosce, a Napoli, sa quanto ami
questa musica. Sono anche uno che a 39 anni ha deciso di prendere lezioni di
batteria, senza vergogna (il mio maestro è più piccolo di me)... vengo al punto
condivido nella quasi totalità le vostre impressioni, ma attenzione a come si
ragiona... capisco i discorsi di chi ci lavora con la musica, ma attenti a non
creare una casta... sono il primo a rattristarmi quando dei bravi musicisti
suonano per quattro o cinque persone, ma la soluzione non credo sia tra quelle
proposte fino a qui, o almeno le idee espresse vanno, secondo me, elaborate...
Mettendo da parte chi suona soltanto per cuccare, cerchiamo di far crescere un
po' anche sti ragazzi che si propongono gratis o che suonano Sweet home Chicago
in tutte le salse... i giovani si devono educare al blues. Se nessuno fa in modo
che i più giovani ascoltino Elmore James, BB King, Muddy Waters, etc. etc. come
si può pretendere che il verbo del blues si diffonda? La musica non va vietata a
nessuno, ma come negli oratori, cerchiamo di educare i ragazzi ed anche gli
adulti ad un ascolto diverso della musica, senza ergersi a divi o a musicisti di
chissà che livello. Se poi un infermiere è più bravo di un musicista che lo fa
per professione che facciamo? evitiamo che l'infermiere suoni e gli leghiamo le
mani? no, non è questo il punto da cui partire. Grazie a tutti (spero che
nessuno si sia offeso, non era nelle mie intenzioni) e W il Blues."
Raffaele Borrelli (trekask@libero.it)
"Secondo me bisognerebbe fare meno vittimismo e più autocritica. Io sono
convinto che se un gruppo suona bene, nel senso che ci mette passione, sangue ed
energia, al di là che suoni blues, country, rock o liscio, trasmetterà queste
emozioni al pubblico, indipendentemente da cosa sia abituato ad ascoltare. Nel
mio piccolo ho vissuto questa esperienza suonando in un locale nel centro di
Napoli frequentato per lo più da ragazzi di 16/18 anni che nn credo ascoltassero
blues. Ebbene in quell'occasione io ed il mio gruppo (suoniamo rock/blues)
riuscimmo cmq a coinvolgere il pubblico che si lasciava trasportare dalla
musica, questo perchè in quella serata suonammo tutti con particolare passione,
energia e divertimento, e questa cosa arrivava. Un altra volta in un altro
locale invece non suonammo con la stessa passione, e lì il pubblico si annoiò
visibilmente. Quindi ogni causa di insuccesso secondo me va ricercata sempre
all'interno del gruppo/musicista, anzichè cercare di giustificarlo dando la
colpa a fattori esterni, quali appunto il "bluesman da pianobar" o il "guastapiazza".
E poi non bisogna dimenticarsi che chiunque puo insegnarci qualcosa, anche anche
il musicista che magari possiamo definire indegno, sfigato, imbecille e chi più
ne ha più ne metta, quindi metterlo da parte creando una sorta di casta, secondo
me danneggia più che altro noi stessi, sia perchè ci isola ancora di più da
tutto il resto, sia perchè appunto cmq ci toglie delle possibilità per crescere.
La soluzione?? SUONARE! Il resto, se c'è, verrà da se ;-)"
Mario
"Cari ragazzi è un bel po’
di tempo che non ci sentiamo, e sono contento di avere la possibilità di
rispondere a questo ormai annoso quesito che proponete.
Come dicevo questi
problemi, anche se forse prima in forma meno appariscente, sono sempre
esistiti.
I musicisti non
professionisti o professionisti diciamo, prostitute della musica, che si
svendono suonando nei locali o nei festival per poco o niente ci sono sempre
stati.
Forse non sapete che
quest'anno ricorre il quarantennale da quando ho cominciato a suonare il
Blues, quindi probabilmente sono forse uno dei primi che ha cercato di suonare
e di proporre questo genere musicale in Italia, poi nel 1971 ho incontrato
Cooper Terry e il resto ormai è la storia del Blues in Italia.
Tutto ciò non per elogiare
me stesso, ma per far capire che negli gli anni che ho vissuto in questo mondo
problemi come quelli da voi esposti si sono continuamente ripetuti senza che
mai se ne sia trovata una soluzione.
Avete diviso i vari tipi
di pseudo-musicisti, ma fondamentalmente le differenze tra loro sono poche, in
tutti casi sono persone che non capiscono i seri problemi che creano al
nostro mondo.
Molti pensano che il blues
sia una musica facile da suonare, non rendendosi conto che le difficoltà non
sono nel fare il classico giro, ma il modo in cui ciò viene fatto: il groove,
il walking, lo swing il cuore e quindi l'anima e perché no anche la tecnica e
l'esperienza non sono cose che si improvvisano, o li hai o non li hai ed il
pubblico anche se spesso incompetente lo sente e si accorge di chi e cosa sta
ascoltando.
Rimane comunque il fatto
che oggi stiamo vivendo un momento molto particolare, la crisi si sente in
tutti i settori e nel nostro in particolare, visto poi che noi proponiamo
anche cultura e come sappiamo tutti la cultura nella nostra società è la prima
cosa che viene sacrificata.
Chi organizza sia nei
locali che nei festival ormai pensa esclusivamente all'aspetto commerciale e
della parte artistica non gliene frega più niente, senza contare che il nostro
genere musicale assolutamente non pubblicizzato dai mass media e poco
conosciuto e di conseguenza è mancato il ricambio generazionale, i
giovani molto spesso o non conoscono il genere o ne hanno un'idea
assolutamente distorta.
Lo stesso vale per le
nuove generazione di musicisti, almeno in parte, che spesso non conoscendo la
tradizione e le radici del blues non fanno altro che rifare delle cover di
cover di altri musicisti più famosi che si rifanno alla tradizione, ma già
riarrangiando brani arcaici scritti dai grandi del blues.
Quindi il problema è non
avere la conoscenza della letteratura musicale della tradizione, e di
conseguenza spesso questi nuovi gruppi sono alla stesso livello delle cover
band di altri generi musicali, suonando non del blues, ma delle canzoni di
blues, non so se sono stato chiaro.
Tra altro anche io che per
molti anni ho vissuto solo di musica, da parecchio tempo però per poter
continuare a fare la musica che amo ho dovuto intraprendere un altra
professione, che mi consente di avere almeno una certa sicurezza per me e per
la mia famiglia; fortunatamente insegnando ho molto tempo libero per dedicarmi
al blues.
Ma come forse sapete per
poter continuare ad alti livelli devo dedicarmi non solo a suonare, ma anche
ad organizzare trovando concerti e diversificando le proposte della mia Band
la "Nite Life" con molti artisti, bluesmen, diversi per poter continuare a
restare in qualche modo, brutta parola, nel mercato.
Non si può più pensare di
poter fare questo mestiere senza essere in parte anche PR e manager di se
stessi, trovare un agenzia che si occupi dei bluesmen italiani è sempre stato
un impresa ed ora più di un tempo, nessuno ti viene a cercare se non sa chi
sei, bisogna suonare in giro per farsi conoscere, la gavetta è indispensabile.
Bisogna ammettere però che oggi è molto più difficile di un tempo anche per me
che suono con una Band e con degli artisti conosciuti e di alto livello.
Per poter fare un decimo dei concerti che facevo fino a pochi anni fa , mi
devo fare un mazzo incredibile, e spesso penso che non so quanto alla fine ne
valga ancora la pena. Quello che non mi fa desistere è ancora la passione e
l'amore che ho per il blues e perché no anche il fatto che ancora mi diverto
un casino non suolo a suonare, ma anche a fare la vita del musicista, l'unica
vera menata è trovare le serate e gestire il gruppo, ma d’altronde questa è
l'unica soluzione per poter continuare ad essere ancora "ON THE ROAD"
Grandi soluzioni purtroppo
non ne vedo, l’unica penso sia quella di continuare ad amare il blues e
cercare di fare di tutto, sia da parte dei musicisti che degli addetti ai
lavori, per poter far conoscere ed apprezzare questo a genere a più gente
possibile, le difficoltà ci sono e non sono poche, ma anche grazie ad
iniziative come la vostra forse possono essere utili per cercare di migliorare
la situazione. Parlandone poi forse anche gli pseudo-musicisti prima o poi si
renderanno conto che il loro atteggiamento è controproducente non solo per i
professionisti, ma anche per loro stessi.
Certo che se tutti noi
musicisti riuscissimo ad avere un sindacato valido che sapesse rappresentarci
le cose potrebbero essere più facili e migliorare, ma qui siamo forse nel
campo della fantascienza, ma chissà se un giorno forse, cerchiamo di essere
nonostante tutto ottimisti.
Un caro abbraccio spero di
vedervi presto."
Lillo Rogati
"Scusate tutti ma non ho potuto fare a meno di esprimere la mia opinione.
Ma avete forse dimenticato le radici del Blues????
Il Blues è soprattutto sofferenza e solo chi sa soffrire è capace di dare il
meglio di se, nella vita come nella musica."
Domenico
"Che dire.... abbiamo ben chiara la situazione ma i motivi ci sono oscuri. Ci
sono oscuri perchè il blues è, qui da noi, l'ultima ruota del carro. Quindi
quando va bene siamo soddisfatti, quando va male subiamo più conseguenze degli
altri.
Personalmente, parlo di me e Flamiano, stiamo suonando pochissimo perchè ci
proponiamo senza scendere a compromessi. Fino a 5 anni fa suonavo
"con tutti" e suonavo di più ma stavo male dentro. Scalette dei concerti
dell'ultima ora, brani non provati, presenza scenica discutibile. Tutte quelle
cose che magari ci fanno crescere musicalmente ma propongono una visione del
blues e dei gruppi in generale veramente oscena. Chi viene ad un concerto,
anche di blues nel peggiore dei locali, vorrebbe bersi la birretta e vedere un
gruppo che suona, che presenta i brani, che si dimostra consapevole di quello
che sta facendo.
Son d'accordo con chi vuole fare autocritica. Andiamo a vedere un concerto
oggi (che non sia di cover). Molte volte i musicisti si mettono d'accordo 2
secondi prima di cosa fare, ne discutono durante il concerto. Non salutano il
pubblico, non presentano il gruppo, non parlano dei testi (ho visto, nel
passato, interesse nel pubblico per chi parlava un pochino dei testi prima di
un brano). E si... tante volte non ci preoccupiamo della QUALITA' del suono.
Non ci preoccupiamo di testare bene il sound del locale in cui si suona. Poi
la gente, oltre a non capire che gruppo ha davanti e cosa sta facendo magari
sente una chitarra altissima (cosa che succede spesso) , fischi nell'impianto,
brutti suoni. Questo è quel che ho visto in tanti concerti e non solo "minori"
. Anche certi festival sono organizzati male. Magari hanno un'ottima struttura
esterna (si mangia si beve, si sta seduti) poi crollano per un service che non
si preoccupa di dare un aspetto piacevole all'ascolto.
Son tutte cose che ci fanno male perchè le persone oggi vogliono la comodità .
Se qualcuno suona deve stare in un palco (alto o basso). Deve essere ben
illuminato. Si deve sentire bene e il gruppo deve dare il massimo. E magari
presentarsi, spiegarsi. Vedere un concerto ben organizzato e uno improvvisato
cambia la vita. L'improvvisazione deve esserci, ma in un canovaccio ben
collaudato. E basta poco. Ho visto l'espressione e i commenti del pubblico
cambiare semplicemente perchè suonavo con gruppi in cui perlomeno si era
decisa una scaletta e qualche stacco. E magari perchè avevamo deciso di
entrare assieme, di fare poche pause fra un brano e l'altro. E per tanti
piccoli particolari che sappiamo benissimo, se vogliamo.
Da quando ho deciso di suonare solo con un gruppo in cui credo ho più tempo
per dedicarmi a quel gruppo per migliorarlo in tutto, se possibile. E' proprio
da questo che nasce il disco, punto di arrivo e di partenza. Un disco fatto
con cuore e cervello, non per "avere il cd da far vedere" (come dice Iotti in
un'intervista proprio nel sito). E grazie al cielo che il produttore ci ha
lasciato carta bianca senza imporci nulla. Cosa rara, lo ammetto. Ma io e
Flamiano non eravamo disposti a compromessi, o così o l'autoproduzione."
Fabio e Flamiano
"Ciao, sono un ex musicista professionista,
non suono Blues,ma mi piace molto e il mio "gusto musicale" e' sicuramente di
tipo Rock classico (bhe' comunque dovremmo essere "cugini" o no???).
Purtroppo molti musicisti (come il sottoscritto n.d.r.) hanno dovuto cambiare
vita e trovarsi un "lavoro serio" :(
Certo e' che non e' tollerabile che si vada a suonare a quattro soldi, non
tanto perche' si e' "dopolavoristi" (dopotutto grandi del Blues lo erano) ma
perche' non si valorizza l'aspetto artistico di quello che si fa'. Ci
vorrebbero nuove leggi sulla regolamentazione della musica ma come ben saprete
i governi Italiani (di destra,sinistra o centro che siano) da "quell'orecchio"
non vogliono sentire.
Per non dilungarmi racchiudo tutto in un mio pensiero che ho da sempre...:
"non esistono musicisti bravi e musicisti meno bravi, ma musicisti e non
musicisti".
Quindi chi fa' ste' "menate" secondo me non e' degno di appartenere alla
(scusate se mi inserisco) alla nostra categoria.
Vi saluto augurandovi Buona musica. Stay Tuned."
Peppe Scarciglia.
"Olà ragazzi, eccoci ancora a disquisire di blues e dintorni. Musicista
professionista con altra attività principale, eccola la definizione meno
improbabile! Spesso si suona gratis (per giuste cause) ma da un paio d’anni a
questa parte il caquet minimo non si tocca! Così da un paio d’anni a questa
parte abbiamo più che dimezzato il numero delle gigs! Tuttavia, se pesco a
caso fra i club che ci hanno sbattuto la porta in faccia, trovo sempre i
soliti. Sono quelli che non fanno differenza fra programmare musica e
approvvigionarsi di patate e wurstel. Sono quelli che sottopagano i musicisti
e dove ti chiedono quanta gente porti. Soprattutto sono quelli dalla
programmazione variopinta e disinvolta (cover band, pianobar, latino
americano, tribute band, e compagnia cantando). Per salvaguardare la dignità
sembra quasi inevitabile suonare meno, ma suonare meglio!
Se appare ragionevole pensare che la linea di demarcazione fra un blues e una
patacca venga continuamente spostata a seconda di chi è delegato a mettere il
bollino di qualità, ben diverso è indagare su cosa s’intende per
professionismo. A tal riguardo anche un infermiere, un insegnante o un
carabiniere che di sera va a suonare (e per questo percepisca un compenso)
credo debba essere considerato un professionista. L’importante è che si
pattuisca un “minimo sindacale” e si sia regolarizzati da un punto di vista
fiscale. E qua si apre il vaso di Pandora, perché paradossalmente sembra che i
“guastapiazza” siano proprio quelli che, dovendo pagare la bolletta del gas
coi proventi della musica, sono costretti ad accettare anche ingaggi a nero o
al ribasso pur di lavorare. Questa non è una loro responsabilità diretta, ma
un chiaro segno dei tempi in conseguenza dei quali non siamo neanche immuni
dalla tentazione che attanaglia altri professionisti come avvocati e
commercianti nel dichiarare meno di segretarie e commesse! Così il bluesman
professionista finisce per diventare un’anomalia! In tal senso ho difficoltà a
pensare a un numero significativo di musicisti che possa vantarsi di vivere
solamente dei proventi del blues e che non abbia una qualunque fonte
alternativa di reddito. Vivere di solo blues è un lusso che neanche negli
Stati Uniti possono tanto facilmente permettersi e questo non è il segno dei
tempi! La storia del blues è costellata di musicisti che hanno dovuto
barcamenarsi, suonando anche polke e mazurke, lavorando part-time e/o
interrompendo la carriera per fare un “lavoro normale”. Infine abbiamo i
mediocri millantatori del blues! Purtroppo l’Italia è terra elettiva
d’imbroglioni e vanagloriosi. La cultura, l’imprenditoria e la classe politica
li rappresenta degnamente. Siamo la patria delle scorciatoie e degli amici
degli amici. Siamo la terra dei campanili e dove l’appartenenza conta più
della competenza. Per debellare questo virus che inevitabilmente infetta anche
il mondo del blues credo occorra una rivoluzione culturale da cui siamo molto
ben lontani!
Nonostante tutto continua a piacermi far tardi la notte. Mi piace ancora
guidare per centinaia di chilometri. Mi piace montare e smontare diversi
quintali di attrezzature varie. Mi piace sputar sangue sui palchi più
improbabili e scassati. Alla fine l’importante è che si suoni in luoghi dove
uomini e donne abbiano voglia di ascoltare la magia ipnotica e salvifica del
blues! Mi chiedo e vi chiedo: cos’altro cazzo è lo spaghetti blues?
Saluti dalle paludi"
Max Pieri
"In effetti, la situazione in Italia non è molto stimolante per chi vuole
proporre un repertorio impegnato in genere, questo per tanti motivi,le radio
non passano più buona musica, stessa cosa le TV, di conseguenza le nuove leve,
e parlo anche dei gestori dei locali, non ricevono input degni di nota, cioè a
dire encefalogramma Pop o piatto. Con l'avvento dei pianobar o pseudo, il
livello culturale su entrambi i fronti si è ulteriormente abbassato, fino alla
nascita di Fiorello (oggi cerca di recuperare facendo il clown alla radio) e
del karaoke, mazzata finale. A distanza di anni, nascono ancora oggi bambini
che all'età di 4 o 5 anni cantano a memoria tutti i brani di Gigi D'Alessio e
883, gli effetti sono stati devastanti, infatti tengo mio figlio (6 anni)
fuori dalla portata delle "Radio-azioni" negative e se ci tenete ai vostri
figli, vi consiglio di fare lo stesso finchè potete, in ballo c'è il futuro
della musica e dell'arte in genere, questi sono tempi bui e disgraziati per i
suonatori di blues, ma bisogna reagire, operando almeno una buona azione
quotidiana. Un esempio? Su emule mistifichiamo tutta la musica spazzatura che
troviamo sostituendola con buona musica, se è blues meglio, siamo in guerra e
guerra sia. Un caro saluti a tutti."
Valeriano
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