Rudy Rotta a cura di Renato
Petrelli
Sono
passati un bel po’ di anni dall'ultima volta che ho visto un concerto di Rudy
Rotta. Avendo saputo della sua venuta nella mia città ho deciso di raggiungerlo
per rivederlo e soprattutto per intervistarlo.
Rudy ha scalato la scena mondiale partecipando con enorme successo alla
“ULTIMATE R'n'B CRUISE” nel Mediterraneo in compagnia di artisti del calibro di
Luther Allison, Buckwheat Zydeco, Katie Webster, John Mooney e John Mayall. E'
stato al Kansas City Blues Festival dove ha diviso il palco con Al Green, Taj
Mahal, Brian Setzer. A Kansas City ha registrato dal vivo al “Grand Emporium”,
considerato l’Olympia degli USA, il CD “Live in Kansas City” (Acoustic Music
Records). Ha partecipato nel Gennaio ‘97 alla “ULTIMATE R.&B. CRUISE” nei
Caraibi, accanto a leggende quali Etta James, Fabolous Thunderbirds, Taj Mahal.
Il futuro di Rudy é sempre più a stelle e strisce grazie alle già collaudate
collaborazioni con B. B. King, Allman Brothers (alla House of Blues di New
Orleans), Maria Muldaur, Luther Allison, John Mayall, Double Trouble, Valerie
Wellington,
Champion Jack Dupree, Clarence Brown, Joe Louis Walker, Roomful of Blues, Zora
Young, Carey Bell, Sugar Blue, Lowell Fulson, Coco
Nel giugno 1998 Rudy Rotta è stato tra gli artisti ingaggiati per “The Eighth
Ultimate Rhythm & Blues Cruise” nelle isole della Grecia in compagnia di Taj
Mahal, Fabolous Thunderbirds, Son Seals, Duke Robillard, John Hammond e Marcia
Ball. E' stato ospitato sul palco da John Mayall al “Delta Blues”, al “Nave
Blues” e alla “House of Blues” di Boston nell’estate del 1998. Negli ultimi anni
Rudy è stato sempre più richiesto in Europa; in particolare ha registrato per la
BBC Inglese e per il famoso canale radiofonico ‘Jazz FM’ di Londra; ha
partecipato inoltre al ‘The Great British R&B Festival’ a Colne. Il mitico
hammondista Brian Auger lo accompagna
spesso in
tour dal 2000. Nel Luglio 2001 B. B. King lo ha voluto al suo fianco al
‘Montreux Jazz Festival’. Dopo le tracce di “The Beatles In Blues” (del 2003),
grande successo di pubblico e di critica, nel 2004 e nel 2005 Rudy ha pubblicato
due lavori, “Some of my favourites songs for...” e “Captured Live”. Il primo è
un progetto benefico di solidarietà che vede (tra gli altri) la collaborazione
di Brian Auger, John Mayall, Robben Ford, Peter Green, capisaldi della musica
pop/blues/rock degli anni ‘70. Il secondo è un live registrato a Verona nel 2003
durante il tour con Brian Auger e rappresenta una straordinaria icona di blues
scuro e tradizionale, di forti sensazioni ed energia, di stile e feeling. Nel
2004 la Fender intitola una serie di chitarre a suo nome, producendo la prima
Fender Strato "Rudy Rotta".
Chi lo conosce un po’ meglio sa che è un musicista dotato di tutto quello che
serve per essere un vero bluesman di talento, ivi compresa la sua caparbietà che
lo ha portato a risultati eccellenti sia sotto il profilo professionale
artistico che sotto il profilo personale.
Di sotto segue l'intervista che vi consiglio di leggere attentamente perchè
mette in evidenza una persona che si esprime senza tanti preamboli, in un modo
diretto, colpendo - se necessario - senza pensarci due volte. Insomma un tipo
"tosto".
Intervista
SB: Cominciamo con la domanda di rito: è il Blues che ti sceglie?
RR: Mah, è difficile rispondere a questa domanda, non lo so. Io personalmente
sono stato contagiato molto dal blues inglese dei primi anni ’60, quando sono
venuti fuori gli Animals piuttosto che i Cream, lo Spenser Davis Group, ecc. Ho
capito che, bene o male, dovevo iniziare da questo blues fatto in modo inglese,
comunque diverso da quello suonato dei neri o dai bianchi americani. Poi sono
andato avanti per la mia strada.
E' difficile dire se è il Blues che mi ha scelto...
SB: Quali sono i padri spirituali che ti hanno formato, che ti hanno dato
l'ispirazione e che stimi in modo particolare?
RR: Tanti! Parlando del blues elettrico, che è quello al quale sono più vicino,
diciamo: Freddie King, Albert King, Albert Collins, ovviamente B.B. King, James
Cotton,... te ne cito giusto alcuni ma sono tanti.
SB: Quando scegli i musicisti che ti accompagnano, quali caratteristiche tieni
in considerazione o, per dirla con altre parole, cosa deve avere un musicista
per dividere il palco con te?
RR: Deve essere molto attento sul palco e deve “percepire” determinate
intenzioni che a volte è difficile spiegare con delle parole ad un musicista che
suona con te.
SB: Ad esempio, delle variazioni sul tema?
RR: Si, è esatto, hai intuito benissimo, chiaramente deve masticare un po’ di
blues... Ma non è sempre così purtroppo.
SB: A bruciapelo: dimmi il titolo di un disco da te preferito.
RR: Ce ne sono tanti, ad esempio mi viene in mente “The Rockin' Blues” di
Freddie King, oppure il live di Muddy Waters, ... Ma sono tanti.
SB: Quali artisti (almeno tre) consiglieresti ai più giovani di ascoltare per
avvicinarsi al Blues?
RR: Mah... intanto Derek Trucks Band, questo ragazzo molto giovane che sta
facendo cose grandiose, soprattutto ultimamente grazie ad una grande produzione
discografica; Keb’ Mo’, che tra i musicisti “acustici” è un altro di quelli che,
tutto sommato, mi sentirei di consigliare. I giovani credo che sceglierebbero
Ben Arper che, se non sbaglio, è quello che un accontenta un po’ tutti.
Sinceramente ce ne sono tanti ma, a dire il vero, personalmente amo la musica,
il concetto della musica, il singolo artista non mi interessa più di tanto.
SB: Il Rudy Rotta di oggi è lo stesso dei tempi di “Reason To Live” o è
cambiato?
RR: No, no... io cambio sempre!
SB: In cosa è cambiato Rudy Rotta oggi ?
RR: Mah, cambio... cambio perchè vado alla ricerca delle mie cose perdute, come
le ballate che una volta non facevo. Oggi le faccio. Adesso suono anche delle
cose acustiche, magari stasera no... le faccio in certe occasioni. Guai se fossi
ancora fermo agli stessi schemi, penso che mi annoierei.
SB: Ti faccio una domanda che penso farà molto piacere ad armonicisti e
organisti.
Nei tuoi dischi ti sei avvalso di musicisti di tutto rispetto: in “Loner e Goner”
dell'armonica di Carey Bell; in “The Beatles In Blues” e “Captured Live” del
funanbolico organo di Brian Auger. Ci vuoi raccontare un paio di simpatici
episodi legati alla tua amicizia con questi due grandi artisti ?
RR: Con Carey ho passato delle serate meravigliose a Chicago, in giro per i
locali. Lui, chiaramente, sempre con il bicchiere di whisky in mano... alla fine
è stato la sua condanna. Senz'altro una brava persona, una persona molto
simpatica.
Con Brian... una cosa pazzesca! Una sera riuscimmo a convincerlo a pagarci
qualcosa al bar e gli dicemmo cosa volevamo (ad esempio: caffè, cappuccino).
Disse al personale del bar, con quel suo modo all'inglese: "mi raccomando "signerina",
preparate tutto separato, non in un unico "becchiere".
SB: Tu che ti esibisci in Europa, negli States, ecc., e che, nel corso della tua
carriera, hai conosciuto il Blues in tutte le sue forme e sfaccettature, quale
futuro vedi per il blues?
RR: Non c'è mai stato mai un vero futuro se pensiamo bene Alcuni furbastri sono
riusciti ad avere successo dicendo che fanno del Blues. In realtà, è un discorso
che andrebbe analizzato in modo... un attimino più attento. Non si può spiegarlo
così, in cinque minuti. In realtà, un grande futuro sinceramente non lo vedo.
Il grande futuro ce l'hanno i fenomeni passeggeri, come ti dicevo prima,
fenomeni commerciali di cassetta che spesso, nel nostro Paese, non sono
artistici ma di costume.
SB: Ci sono differenze tra il pubblico Europeo e quello Statunitense nel modo
con cui ti accoglie?
RR: Si, non solo, ma anche per quanto riguarda le scelte. Ad esempio, se tu fai
un concerto in Italia quando gioca una squadra Italiana in Champions, il 60%
delle persone preferisce la partita...
Il pubblico Italiano è disposto a rinunciare al massimo ad una cena, ma per
andare a vedere Vasco Rossi o quello che è; solitamente nessuno rinuncia alla
cena per venire a vedere, magari, uno come me, cosa che invece fanno i Tedeschi.
In Germania ho conosciuto persone tra il mio pubblico che mi hanno detto di aver
percorso in auto 200 Km per venirmi a vedere, c'è un po’ più di fedeltà diciamo.
SB: E gli Inglesi come ti hanno accolto?
RR: Le prime volte In Inghilterra, nonostante io sia figlio della musica Inglese
e tenendo conto di suonare di fronte ad un pubblico sapendo che li ci sono tutti
miei miti: l'Eric Clapton dei Cream (non quello successivo...), Jeff Beck
piuttosto che gli Animals, o tutta quella gente che ha suonato via via, credimi,
quasi mi vergognavo a suonare. E invece devo dire che proprio in Inghilterra ho
trovato tante porte aperte e, nonostante lo strano carattere degli inglesi, non
avrei mai pensato che la BBC, al primo e secondo tour che ho fatto li, mi
venisse a chiedere di fare uno speciale per loro. In Italia non è mai successo!
SB: In Italia la Rai ti ha intervistato con Brian Auger!
RR: Si, a Sanremo Blues: era d'obbligo e dovevano farlo.
SB: Oltre la tua mitica Fender e la 335 rossa con cui suoni “The Trill Is Gone”,
in questo tour stai usando nuove chitarre o ampli?
RR: Si una Les Paul Junior molto vecchia che ho comperato ad Atlanta qualche
anno fa. L'ho comprata quasi per scherzo, come per dire: ma, sì prendiamola.
Oggi invece con quella chitarra mi sto divertendo.
SB: Per quale motivo buona parte delle etichette dei tuoi dischi sono tedesche?
in Italia non ci sono majors o etichette indipendenti che producono artisti del
tuo calibro?
RR: Ti spiego, io non sono politicizzato e non lecco “quella famosa cosa la” a
nessuno; di conseguenza, vado per la mia strada con la mia dignità, che non ha
niente a che vedere con il fatto di non voler accettare determinati compromessi.
E' chiaro, all'estero sono più sensibili. Un mio concerto li ha un altro
risultato rispetto ad un mio concerto in Italia perchè la gente ha un'altra
cultura. Tu sai che il rapporto di vendite di cd fra Germania ed Italia è di
dieci a uno? questo la dice lunga...
SB: Una sera di tanti anni fa hai suonato il tuo brano “Loner E Goner” con la
Fender sulle gambe usando il bottleneck. Una delle frasi cita così: "...ho
bisogno di blues". Che cosa è per te il blues?
RR: E' un grande stimolo, è un grande stimolo. Mi spiego: io ho cambiato la mia
vita in funzione della musica e del Blues, non ho fatto sempre il
professionista. Nel 1990 ho proprio dato una pedata al mio passato e, pur avendo
all'epoca famiglia, matrimonio, ecc., mi sono buttato in una avventura (oggi
posso con certezza confermare che si tratta di un'avventura) poichè, dal punto
di vista musicale e delle soddisfazioni, ho raccolto l'impossibile mentre dal
lato economico è stata, ed è ancora, molto dura.
Discografia:
1990 - REASON TO LIVE - Alabianca (EMI / Toshiba Japan)
1991 - BLUES GREATEST HITS - Hot Fok`s / In-Akustic
1991 - DIABOLIC LIVE - Hot Fok`s / In-Akustic
1995 - SO DI BLUES - Rossodisera / Sony
1997 - LIVE IN KANSAS CITY - Acoustic Music Records
1998 - LONER AND GONER - Alabianca / EMI
1998 - REAL LIVE - LMJ
1999 - BLURRED - Acoustic Music Records
1999 - MONTREUX FESTIVAL - with other artists
2001 - THE BEATLES IN BLUES - Azzurra Musi
2004 - SOME OF MY FAVOURITE SONGS - Pepper Cake-Zyx - benefit project for
‘Solidarietà è’
2004 - SPRINGTIME BLUES - with other artists
2005 - CAPTURED LIVE WITH BRIAN AUGER - Pepper Cake-Zyx
2006 - WINDS OF LOUISIANA - Pepper Cake-Zyx
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