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Luigi Tempera   (a cura di Fabio Bommarito)

È passata ormai quasi una settimana da quando il nostro buon Amedeo mi ha mandato una e-mail in cui scriveva: “…credo che sia necessario preparare l'intervista a Luigi…”, e così eccomi qua a preparare una piccola introduzione a quella che dovrà essere l’intervista al musicista che in questi ultimi mesi ha cambiato il mio modo di suonare…
Ho conosciuto Luigi Tempera via mail, grazie al movimento Spaghetti & Blues, nel 2003 quando si muovevano i primi passi dei vari Cross Road Blues in giro per l’Italia e lui era quello geograficamente a me più vicino (io sono di Chiavari -GE- e lui di Torino). Anche io volevo fare il mio C.R.B. ed Amedeo mi disse:”…perché non contatti Luigi, lui l’ha fatto a Torino e potrebbe aiutarti.” Iniziò così una corrispondenza fittissima fatta di domande e curiosità su come organizzare il tutto. Io dovetti demordere per motivi burocratici mentre lui andò avanti per la sua strada e organizzò altre manifestazioni musicali. L’anno scorso ad aprile mi chiamò e mi disse ”vorresti essere mio ospite a Torino? Sto organizzando un C.R.B. harp…”. Cavoli non me lo aspettavo e poi ci sarebbero stati anche Amedeo e Giò Vescovi, personaggi che conoscevo soltanto grazie a internet e che fanno (o facevano) parte dello Spaghetti & Blues, sarebbe stato grande!!! Che serata, indimenticabile!!!! Da allora con Luigi abbiamo tenuto una corrispondenza sempre più fitta finché, a luglio del 2004, abbiamo iniziato a collaborare insieme. E’ nata una grande amicizia fatta di tante esperienze, di notti passate svegli a suonare, a raccontarci, a scambiarci esperienze. A settembre un’altra grande emozione: Luigi mi chiese di collaborare al suo nuovo lavoro discografico “Walking with my Devil” e allora via, verso nuove avventure… fino ad ora e spero ancora.
Ma chi è Luigi Tempera? Dalla sua biografia scopriamo che nasce nel 1965 e che non tarda molto a manifestare il suo amore per la musica e per la
chitarra esibendosi in trio per la prima volta a soli undici anni !!! (In un circo durante uno spettacolo per le scuole medie per ben tre giorni consecutivi!). Per come lo conosco, è un vero Diavolo, un uomo dai mille e più lati umani e musicali, un veterano della scena musicale torinese e nazionale che nella sua evoluzione musicale è passato dal rock-blues al jazz suonando con grandissimi chitarristi come Franco Cerri e Gigi Cifarelli (il “Cifa”). Approda allo swing ed al Blues dal quale rimane folgorato per le caratteristiche proprie di questa musica così istintiva, così emotiva, così… così come è Luigi. Da quando lo conosco mi ha sempre colpito il suo modo di affrontare la vita e la musica, il suo modo di suonare e di cantare, con la voce un po’ roca, cotta forse, come vuole la migliore tradizione blues dalle sigarette e dal buon vino. Con Luigi nasce la “'Explorer Blues Band” gruppo che, come dice il nome, lo accompagnerà nella sua esplorazione ed evoluzione musicale permettendogli di poter ottenere al suo interno collaborazioni di prestigio: da Andrea Braido (con cui organizza un seminario di chitarra nel 1997), a Giulio Camarca in numerosi concerti, al sassofonista Danilo Pala. Questa formazione, con Paolo Narbona alla batteria e Giorgio Fiorini al contrabbasso, lo segue ormai da tantissimi anni. Sentendoli suonare si respira un’aria di famigliarità e di complicità che solo in poche band si riesce a sentire.
Dal 2000 si occupa del festival jazz-blues di Beinasco, di cui per altro è il Direttore Artistico, nonché promotore con l'A.R.C.I. della manifestazione stessa. Ha collaborato inoltre con Ronnie Jones, Artur Miles, Dario Lombardo, Carmine Migliore, Mario Insenga (Blue Stuff), Andrea Scagliarini
(armonicista con il quale tiene numerosi concerti in duo con un repertorio che va dai traditional blues agli standard jazz rivisitati per chitarra ed armonica), e con molti altri. Luigi ha all'attivo diversi lavori discografici tra cui si segnala il suo primo CD come solista “Da Buddy In Poi” registrato nel 1999 con Gianni Branca batteria, Gianni Serino basso, Gianfranco Biasiol tastiere, Dino Pellissero flauto e l'argentino Luis Casih (già percussionista di Gloria Gaynor).
È in uscita in questi giorni il suo ultimo cd dal titolo” Walking With My Devils” recensito anche dalla rivista Jam (marzo 2005). Per il suo lavoro musicale sul territorio piemontese nel 2002 è stato segnalato come personaggio del mese dal settimanale locale “L’Osservatore” che gli ha dedicato un intero servizio, oltre alla prima pagina. E' stato inoltre inserito nel prestigioso annuario “Musica in Piemonte”. Dal 2003 si è unito al Movimento Culturale Autogestito “Spaghetti & Blues”, organizzando il primo Cross Road Blues piemontese e tanti seminari e concerti per la diffusione della Musica e della Cultura afroamericana presso il Teatro Perempruner di Grugliasco (To).
Appassionato didatta svolge da diversi anni un'intensa attività d'insegnante. Dirige la Scuola di Musica Comunale “Violeta Parra” di Beinasco (To) ed è docente di chitarra presso l'Associazione “Movimenti Sonori” tenendo corsi in numerose scuole elementari, medie e superiori. Lo spossiamo incontrare in negozi di strumenti musicali per dimostrazioni e seminari, ma soprattutto nei teatri, nei club, nei pub e nelle piazze dove è di scena il Blues, con il suo gruppo “LUIGI TEMPERA & THE EXPLORER BLUES BAND”.
 


Intervista:

S&B: E’ il blues a scegliere il musicista e non viceversa” a fronte di questa credenza popolare quando e come il Blues ti ha scelto?

LT: Mhh, non credo che sia stato il Blues a scegliermi: ho avuto la possibilità di conoscerlo e scoprirlo via via, ogni giorno con un mio passaggio evolutivo che mi ha portato fino al Blues. Io sono una persona sanguigna, assolutamente istintiva ed, essendo questa musica emotiva, mi identifico in essa perché mi dà la possibilità di esprimere tutti i miei stati d’animo. Mi sono avvicinato a questo genere attraverso la musica che si suonava a Torino. Tutti i concerti che c’erano li andavo a vedere, guardavo i musicisti che suonavano, soprattutto i chitarristi, iniziavo a “farmi i miei films” e poi, essendo un autodidatta, guardavo gli altri e cercavo di carpirne il modo di suonare di imparare i trucchi…

S&B: Com’è cambiata Torino dal ’45, quando arrivò il primo Live Blues (B.B. Broonzy), ad oggi?

LT: Da allora Torino si è urbanizzata tantissimo e per quanto riguarda il blues ha vissuto diverse fasi: nei primi anni 80 Torino è stata molto fertile, c’erano tantissimi gruppi che facevano Blues, ricordo ad esempio Slep, D.Lombardo, … poi è subentrata un’evoluzione musicale e tanti di quelli che all’inizio suonavano Blues si sono spostati verso generi più commerciali, hanno iniziato a collaborare con artisti italiani più “melodici” e quindi c’è stata questa fase di …rallentamento. Oggi, invece, posso dire che c’è un ritorno al Blues: ci sono tante giovani band, i gruppi storici proseguono la loro “carriera” , insomma per questo genere il capoluogo piemontese si dimostra una buona piazza. Anche il pubblico è un buon pubblico, è selettivo, informato, molto critico e quindi ci sono volte che devi veramente sudare per riuscire a strappare un applauso.

S&B: Possiamo quindi dire che la città della Mole Antonelliana continua ad essere un fulcro per la musica Blues, così ricca di personaggi che hanno fatto la storia e di nuove leve. Tu a che punto ti collocheresti?

LT: Mi ritengo a metà strada perché, nonostante ormai suoni da tanti anni e credo di aver raggiunto una certa notorietà (almeno qui in Piemonte), ritengo di avere ancora tantissimo da imparare e crescere. Sai, mi ritengo sempre “on the road”; ogni traguardo che raggiungo lo vivo come l’inizio per un passaggio successivo.

S&B: “Da Buddy In Poi” è il titolo del tuo primo lavoro discografico (1998). Nel titolo c’è un riferimento al grande Buddy Guy (faro di molti chitarristi) o vuole esprimere una svolta emotiva dopo l’arrivo del tuo splendido cane, Buddy appunto?

LT: Ho chiamato il mio cane Buddy ispirandomi a Buddy Guy, anche se Buddy è bianco bianco! Per ciò che riguarda specificamente il disco, invece, ho pensato al mio cane perché è arrivato in un momento in cui avevo tanti progetti in ballo, tra cui il disco appunto. Quindi “Da Buddy in poi” è stato un chiaro riferimento temporale. Questo lavoro è stato il mio punto di svolta, ha segnato infatti il passaggio dalla fase dilettantistica a quella del fare il musicista per professione. Da quel momento è iniziato un periodo di studio molto rigido: dovevo imparare a suonare bene, studiare la musica, le trascrizioni dei brani…dovevo veramente prendere sul serio questo mio nuovo lavoro che prima era solo un hobby.

S&B: Claudia, tua moglie, ti sopporta e ti supporta… Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna?

LT: Nel mio caso specifico senza ombra di dubbio è così: ne ho conosciuti TROPPI che si sono rovinati con e per le donne che in quel momento avevano al loro fianco, fosse anche stato solo per una notte… Lei è la persona che più di tutte ha riposto e ripone in me più fiducia e mi sprona ad andare avanti. Certo, come in tutte le coppie che si rispettino ogni tanto ci sono delle divergenze per quanto riguarda il mio lavoro ma spesso questi momenti di “scambio di idee” mi aiutano a fare le cose meglio. È comunque un altro punto di vista, quasi sempre oggettivo.

S&B: Sei passato dal rock al jazz, dallo swing al Blues. Quanto della tua evoluzione musicale ha influito nel tuo progetto “Tempera…mento Blues”?

LT: “Tempera…mento Blues” rappresenta la mia vita musicale. Questa evoluzione mi ha fatto passare dal rock fino a forme espositive meno aggressive con le quali riesco ad esprimere i miei pensieri e le mie emozioni in modo più spontaneo.

S&B: WALKING WITH MY DEVIL è il titolo del tuo nuovo lavoro discografico. Ma chi o quali sono i Diavoli di Luigi Tempera?

LT: Ah, maledetto, ma che bella domanda personale! I Diavoli di Luigi Tempera sono tanti… sono troppi, sono soprattutto i miei stati d’animo, le mie contraddizioni, ma sono anche le persone che incontro lungo la mia strada ai miei crocicchi. La leggenda narra che Robert Johnsonn abbia venduto l’anima al diavolo per poter suonare bene la chitarra e il Blues… io non ho venduto niente a nessuno ma ci sono momenti in cui mi guardo dentro e non vedo nulla, mi sento vuoto e dico: “ …chi ti ha dato il permesso di portarmela via? non ti ho chiesto nulla, la rivoglio!” ma a parte questo piccolo sfogo direi che i miei diavoli sono quelli di cui parlo in Jazzy, uno dei brani del mio ultimo lavoro: “il tempo non cancellerà i miei dubbi e le mie ipocrisie, il tempo non basterà a darmi il frutto delle mie pazzie, mi ripeterà che tutto passa e quel poco che mi resta resta solo nella testa e quel che vedi sparirà chiedendosi perché…un fiore è sempre un fiore anche quando muore e non rifiorirà… chiediti perché”.

S&B: Luigi Tempera, uomo della notte con i suoi Diavoli che gli fanno compagnia e di giorno uomo delle note. Oltre alle tue innumerevoli esperienze live, porti avanti anche una prolifica attività didattica. Quanto sono Blues i bambini e i ragazzi di Torino?

LT: Più che Blues potremmo chiederci quanto sono incazzati i ragazzi di Torino? Allora ti risponderei TANTO. Queste nuove generazioni hanno la rabbia nel DNA, sono incazzati a prescindere con tutto e con tutti, vivono in un mondo sempre più esasperato, sempre di corsa, e nel quale i punti che prima erano fissi e potevano darti un riferimento ora si muovono e non si sa bene cosa guardare o a cosa attaccarsi per non perdersi per strada. La F.I.A.T. qui a Torino è sempre stata un punto di riferimento per almeno tre generazioni:Scandiva la vita dei torinesi; in sua funzione passavano gli autobus ed aprivano i bar e tutte le attività collaterali. La gente ha fatto 2000 chilometri per venire a lavorare in F.I.A.T.: era come il posto in banca. Ora tutto sta cambiando e anche Torino non sa a cosa guardare, è in una fase sperimentale sbatacchiata tra le Olimpiadi del 2006 e la metropolitana che tarda ad essere completata, e la gente si guarda intorno spaesata senza più i suoi punti di riferimento. Lo stesso accade ai ragazzi. Di quelli che vengono a chiedermi di insegnargli la chitarra tanti vogliono avere lezioni per poi suonare skà o heavy metal e allora capisco che comunque c’è una fase di disagio anche tra di loro. Alcuni vengono per iniziare da cose più tranquille, altri ancora vengono e mi chiedono di insegnargli la musica che suono io, e lì mi sciolgo. Quando faccio le serate in giro, tanti di loro vengono a sentirmi e ci sono state delle volte (ad es. quando ho suonato qui con C. Migliore) che gli ho fatto aprire i concerti facendo brani come Sweet Home Chicago.

S&B: Explorer Blues Band, un nome importante per una band ormai affiatatissima e rodata. Quanto hai navigato con loro alla scoperta di nuove sonorità?

LT: Tanto. Nella Explorer sono convogliate tutte le mie esperienze passate e i nuovi studi. Nasce con lo scopo di rappresentare le cose in modo ellittico e non circolare, in maniera che, a seconda di dove ti trovi a guardarle, la distanza è diversa e così pure il modo di vederle. Rappresenta tutto quello che ho imparato, è il mio crocicchio perché con la Explorer posso prendere qualunque strada, è la mia fonte di sostentamento ma è anche uno dei miei Diavoli perché la Explorer "prende" prima di dare.

S&B: Sarà perché il VIAGGIO mi ha sempre affascinato ma uno dei brani che mi è piaciuto di più del tuo nuovo lavoro è COME ON MY TRAIN, hai voglia di parlarcene?

LT: Sali sul mio treno oltre che il titolo del brano è anche un invito, una richiesta di ascolto, per cercare nuovi compagni di viaggio, nuovi posti, nuove esperienze. È bello voler credere che può esserci un treno su cui stai bene, di cui ti puoi anche innamorare, perché per me esprime il non voler mai stare fermi. Rappresenta la mia voglia di comunicare, di non tenere TUTTO per me.

S&B: Perché vivere di musica?

LT: Perché dopo una vita non troppo facile mi sono voluto dare una chanche. Lo sai, sono un uomo che spesso vive di notte con tutti i miei pensieri, i miei diavoli, ho passato periodi tra gli eccessi… insomma una vita da bluesman? Beh, forse un po’ si. Dopo il mio primo disco mi sono rimesso completamente in gioco e ho dovuto fare la conoscenza con un mondo, quello della musica, che nei miei sogni era fatto solo di cose belle, tutto rose e fiori ma che invece è durissimo, un mondo in cui spesso e volentieri l’amicizia è solo per interesse e appena ti distrai …zac ! hai un coltello nella schiena!!! Io sono una persona molto orgogliosa e ritengo di avere una grande volontà: quando ho deciso di intraprendere la strada del blues ero, si può dire, lanciato verso il mondo del pop, della musica d’autore, ma sono un testone e così ho scelto di intraprendere quella che poi sarebbe stata una strada molto più dura e in salita. Non vivo per le vie di mezzo e non credo al “nero a metà” cioè all’uomo bianco che ha l’anima nera, io sono per il ROSSO per sempre a 360°.

S&B: Ora l’ultima domanda di rito. Cos’è il Blues per te?

LT: Cavoli, sai che non ci ho mai pensato? È strano e anche un po’ paradossale non riuscire a trovare una risposta immediata anche perché come puoi veder tutto intorno a me puzza e trasuda Blues. Posso solo dirti che è il modo più bello che ho incontrato fino ad ora per ascoltare e raccontare delle storie, le mie storie.

 

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